La Guardia di Finanza di Chieti ha arrestato due imprenditori che operano nel settore della distribuzione di apparati medicali, di un agente di commercio e del primario della Cardiochirurgia dell’ospedale di Chieti. Sanità e corruzione al tempo del covid.
L’operazione fa parte di un’inchiesta della Procura della Repubblica.
Le accuse sono di frode in forniture e approvvigionamento di protesi cardiache e altri dispositivi medicali da parte della Asl di Chieti per conto, appunto, della Cardiochirurgia.
Il professore e gli imprenditori
Il professore coinvolto nell’inchiesta è Gabriele Di Giammarco, già interdetto nell’ambito di un’altra inchiesta. Per ciò che riguarda i due imprenditori operano tutti e due in ambito sanitario. I tre sono ai domiciliari. Le accuse a vario titolo vanno dalla corruzione alla turbativa d’asta, dal falso all’omicidio colposo.
Operazione “Cuore aperto”
L’operazione eseguita dalla Guardia di finanza è denominata “Cuore aperto”. Le indagini hanno scoperchiato veri e propri episodi di corruzione nella sanità abruzzese. L’inchiesta è coordinata con il comando provinciale di Chieti, con i colleghi delle province di Pescara, Teramo, Macerata, Ascoli e Padova. Gli arresti, disposti dal Gip su richiesta della procura della Repubblica, hanno riguardato 4 persone residenti in Abruzzo e Marche.
I dispositivi inutili
L’attività investigativa è durata circa un anno. Rilevate condotte illecite nelle procedure di approvvigionamento di materiali e dispositivi medici. Attrezzature utilizzate all’interno dell’unità operativa complessa di Cardiochirurgia dell’ospedale Santissima Annunziata di Chieti.
Il consumo anomalo
Le indagini hanno portato all’accertamento di “consumo anomalo e spropositato di protesi cardiache e di altri dispositivi medici che venivano approvvigionati dall’Asl 2 Chieti al di fuori di qualsiasi procedura di evidenza pubblica, a prezzi più elevati rispetto ad altre aziende sanitarie e che sovente venivano lasciati inutilizzati, lasciati scadere o sperperati di proposito, per fare lievitare il volume degli acquisti dell’Asl e dunque i guadagni delle imprese fornitrici”.
Riprese video e intercettazioni
Per le indagini sono state utilizzate anche riprese video, intercettazioni telefoniche e ambientali. A partire dal 2011 nel reparto si sarebbe svolto “un articolato fenomeno di corruzione sistemica posto in essere dal primario”. I protagonisti avrebbero fatto richieste di acquisto di protesi cardiache attestandone la necessità e l’urgenza mediante false dichiarazioni di infungibilità del prodotto. L’azienda sanitaria, dal canto suo, avrebbe provveduto al loro costante approvvigionamento fuori bando di gara e in conto deposito.
Una pratica “ulteriormente favorita dall’inerzia della governance dell’Asl 2 Chieti. Che, per circa 10 anni (dal 2009 al 2019), non ha mai espletato alcun bando di gara pubblica per l’acquisto di materiali e dispositivi medici per le necessità dell’unità operativa complessa di Cardiochirurgia”.
Nella gara pubblica del 2019 ci sarebbero state condotte illecite da parte dello stesso primario. L’obiettivo volto “a influenzare la scelta dei contraenti mediante indebite pressioni nei confronti delle persone incaricate di redigere il capitolato tecnico della gara con il precipuo fine di favorire alcune ditte”.
Gli amici
Documentati i rapporti molto stretti di amicizia tra il primario del reparto e alcuni imprenditori. Questi ultimi distribuiscono, per conto di società multinazionali, le protesi e i dispositivi medici. Prodotti che venivano acquistati con procedura negoziata “utilizzati in misura deliberatamente sproporzionata rispetto alle reali esigenze”.
Un milione e mezzo di euro di spese
Tra il 2012 e il 2019 la spesa per le protesi sono costate al sistema sanitario pubblico oltre 1 milione e mezzo di euro. Per gli ordini di acquisto si faceva sempre riferimento a una delibera del direttore generale del 2011, che eludeva tutte le procedure a evidenza pubblica.
I regali al primario: mobili, viaggi e cene
L’imprenditore avrebbe fornito al primario mobili per il suo studio professionale all’interno del policlinico per un valore di 27 mila euro. A questo si sarebbero aggiunti regali, viaggi e soggiorni all’estero. Secondo le indagini, a Gabriele Di Giammarco sono contestati rapporti con l’altro imprenditore che opera nel settore della distribuzione di materiali medici. Giammarco e “l’amico” si incontravano fuori dall’ospedale. Spesso in ristoranti o durante viaggi all’estero. Per gli inquirenti il valore delle forniture alla Cardiochirurgia di Chieti, tra il 2017 e il 2019, ammonta a oltre 1 milione di euro.
L’imprenditore avrebbe provveduto all’acquisto e alla posa in opera del parquet nello studio di Giammarco oltre all’allestimento del bagno. Valore complessivo: 14 mila euro. A questo si sarebbero aggiunti viaggi e soggiorni a Cuba e al pagamento di numerosi incontri conviviali in rinomati ristoranti della riviera adriatica.
Un macchinario da 95mila euro
Le indagini di un altro filone riguardano 95.000 euro spesi per una nuova macchina per assistenza ventricolare denominata Heart Mate 3. Un acquisto ritenuto inutile visto che il reparto dispone di altre due apparati similari. Acquisto del macchinario disposto in assenza di una obbligatoria valutazione del comitato etico-scientifico con il solo scopo del primario di avviare i due imprenditori a un “nuovo esclusivo canale” di distribuzione.
Per la procura di Chieti si tratta di un “un patto corruttivo consolidato nel tempo”.