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Sanità d’Abruzzo: quella sottile linea di “soggezione” che lega il caso Del Turco al caso Chiodi

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In terra d’Abruzzo succedono cose e, soprattutto, accadono fatti.

Antonio Del Furbo

Sempre in terra d’Abruzzo, accade che governatori di Regione si giochino il “posto di lavoro” nel momento in cui mettono le mani nella Sanità. Per la precisione in quella privata. Sarà un caso? Al popolino che tutto ignora e tutto fagocita l’ardua sentenza. 

Ottaviano Del Turco, Gianni Chiodi, giusto per fare qualche nome di presidenti di Regione che, in qualche modo, hanno provato a rimettere ordine in un settore di cui meno si parla meglio è.

Del Turco il 14 luglio del 2008 venne arrestato dalla Guardia di Finanza a seguito di un’inchiesta della Procura della Repubblica di Pescara, insieme a una decina tra assessori, ex-assessori, consiglieri ed alti funzionari della Regione Abruzzo. Le accuse mosse furono di associazione per delinquere, truffa, corruzione e concussione, sulla gestione della sanità di iniziativa privata in Abruzzo. 

Condannato in primo grado a 9 anni e 6 mesi di reclusione per i reati di associazione per delinquere, corruzione, concussione, tentata concussione e falso, la Corte d’Appello dell’Aquila riduce la pena a 4 anni e 2 mesi e, infine, la Cassazione annulla con rinvio la condanna di Del Turco per l’accusa di associazione a delinquere. 

“Il programma del sodalizio criminoso avrebbe dovuto concernere la creazione di uno stato di sudditanza delle case di cura in generale, ma in concreto lo stesso si sarebbe risolto nell’alimentare quello ‘status’ solo con riguardo all’Angelini”.

A scriverlo è la Cassazione nella parte centrale delle motivazioni. In sostanza per i giudici non c’è prova della “sudditanza” delle cliniche.

Una sudditanza che pare fare un giro di boa e tornare prepotentemente anche nella storia processuale del successore di Del Turco, ovvero Gianni Chiodi. 

L’ex governatore, infatti, andrà a processo il 6 dicembre insieme all’ex sub commissario Giovanna Baraldi, all’ex assessore regionale Lanfranco Venturoni e i due tecnici dell’Agenzia nazionale per i servizi regionali, Francesco Nicotra e Lanfranco Venturini, perché accusati a vario titolo di falso, violenza privata e abuso d’ufficio, nell’ambito del procedimento sui tetti di spesa delle cliniche private per l’anno 2010.

Anche questa volta, in sostanza, le cliniche private sarebbero state in soggezione davanti al “crudele” amministratore pubblico.   

Il procedimento partì in seguito a un esposto presentato dal titolare della clinica privata Synergo, in seguito al ridimensionamento dei tetti di spesa per le cliniche private. Chiodi, secondo l’accusa, in qualità di ex commissario ad acta per l’attuazione del piano di rientro dai disavanzi del settore sanitario, avrebbe imposto alle cliniche di firmare quei contratti tenendo un “generale atteggiamento ostruzionistico volto a non fornire i dati per procedere all’attuazione della metodologia utilizzata per realizzare i tetti di spesa”.

Che ci sia qualcosa che non quadra nella vicenda lo dice a chiare lettere anche Chiodi. Sono l’unico politico in Italia che nei rapporti con la sanità privata è finito sotto processo per avere fatto l’interesse pubblico, con l’accusa di avere violentato la sanità privata, anche se non credo di avere tutta questa potenza per violentare possessori di emittenti televisive ed oggi anche di giornali, senza dimenticare che la sanità privata in alcune zone, magari non in Abruzzo, è qualcosa che fa tremare”.

“E poi, diciamolo” aggiunge Chiodi “violentare” chi è proprietario della principale televisione regionale Reteotto e del principale quotidiano abruzzese ‘il Centro’ non è cosa facile. Più facile subirla”.

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