Via libera del governo al Decreto Calderoli sull'”autonomia differenziata”. Andrà bene ai cittadini del centro-nord, ancor meglio ai benestanti.
Sanità. L’autonomia differenziata voluta dal Ministro per gli affari regionali e le autonomie, Roberto Calderoli, prevede che le regioni abbiano “una duplice opportunità: gestire direttamente materie e risorse e dare ai cittadini servizi più efficienti e meno costosi”, dice Giorgia Meloni.
Secondo un rapporto della Fondazione Gimbe questa “opportunità” si tradurrà in un ulteriore divario tra le diverse regioni, ampliando la forbice tra quelle che stanno facendo bene e quelle che invece non curano la gente. E così, scrive il Gimbe:
“Il regionalismo differenziato renderà le regioni del Centro-Sud, che avranno sempre meno risorse per riqualificare i loro servizi, clienti dei servizi prodotti dalle regioni del Nord. Che riceveranno clienti da tutta Italia”.
Perché, sottolinea il Gimbe, poter gestire la sanità senza fare riferimento al Ssn darà alle regioni virtuose un’accelerazione.
Un esempio: il decreto Calderoli dice che le regioni potranno gestire autonomamente le retribuzioni dei medici, i contratti di lavoro del personale sanitario, gli accessi alle scuole di specialità. Chi ha soldi e funziona bene, in sostanza, attrarrà lavoratori dalle altre regioni svuotando gli ospedali e le Asl del Centro-Sud.
Una spinta alle assicurazioni sanitarie
Non solo: Calderoli prevede autonomia in materia di istituzione e gestione di fondi sanitari integrativi. Ovvero, una spinta a spingere chi può permetterselo a farsi un’assicurazione sanitaria, di modo da poter a sua volta spingere sulla privatizzazione dei servizi. Qui, l’ultima beffa: come è noto assicurazioni, fondi e quant’altro sono deducibili dalle tasse, risultando in un minore introito per la fiscalità generale. Più assistenza privata significa meno soldi per quella pubblica. Via così verso un sistema “americano”.