La vicenda che raccontiamo è una delle tante che quotidianamente accadono a migliaia di cittadini italiani. Storie che la politica rimuove dalla propria narrazione per ovvie ragioni.
Sanità. “Il 6 aprile 2023 il medico di famiglia mi prescrive un’angio-tac urgente – da fare entro 10 giorni – perché nei controlli precedenti sono stati rilevati valori un po’ allarmanti”.
Inizia così il racconto di un paziente abruzzese che, in seguito a un malore avuto in bici, si è sottoposto ad una serie di esami clinici su indicazione del medico curante e del cardiologo. “Le due notti successive a un allenamento in bici – racconta l’uomo – ho avuto una serie di cardiopalmi. L’Ecg ha evidenziato delle cosiddette ‘onde T negative’ che possono rappresentate un segno di ischemia coronarica, di ipertrofia ventricolare sinistra o disturbi del sistema nervoso centrale. Le analisi del sangue hanno rilevato qualche valore da attenzionare rispetto a un probabile problema cardiaco. Confermato, evidentemente, anche da un valore pressorio – con prova da sforzo – oltre i limiti. A quel punto, con le carte in mano, i medici mi hanno consigliato un’angio-tac coronarica per escludere – o confermare – un problema cardiaco. E da fare con una certa urgenza visto che l’angio-tac serve per studiare la circolazione sanguigna nei vasi e nelle arterie del corpo e l’irrorazione sanguigna degli organi al fine di evidenziare eventuali anomalie che possono facilitare l’insorgenza di patologie a carico del sistema vascolare quali stenosi, aneurismi o lacerazioni delle arterie principali ed eventuali trombi a livello venoso”.
Ma da qui per il paziente inizia l’odissea.
Dopo numerose telefonate al Centro unico di prenotazione dell’Abruzzo non è riuscito ancora a fissare un esame angio-tac. “Intanto se si sceglie di fare l’esame con il Sistema sanitario nazionale bisogna prenotare una richiamata da parte del Cup in quanto l’attesa telefonica per parlare con un operatore è insostenibile. Quando arriva la chiamata – anche dopo una settimana – dicono che il posto non c’è ma che comunque andrebbe prenotata prima una visita cardiologica e poi eventualmente – in base alla decisione del medico – un’angio-tac. Insomma, le carte e le visite fatte fino ad oggi per il Cup non valgono a nulla”.
La situazione però cambia se si opta per la prestazione a pagamento. Infatti dopo solo 9 secondi di attesa un’operatore risponde mettendo a disposizione una serie di soluzioni.
“Ho provato a contattare anche il Cup della Lombardia visto che per motivi di lavoro sono domiciliato lì. Ma in questo caso le cose si complicano maggiormente. Il Cup non può prendere prenotazioni per angio-tac e fornisce il contatto con alcuni ospedali, tra cui il Niguarda che ho provato a contattare. L’ospedale, con una voce registrata, invita a chiamare il Cup per le prenotazioni. ‘Non possiamo farci nulla’ mi hanno risposto al Cup lombardo quando ho raccontato questa anomalia. ‘Non ci consentono (gli ospedali, ndr) di accedere al loro database’. Ci sarebbe una soluzione però, quella a pagamento: 650 euro per l’angio-tac”. E a pagamento il costo è di 650 euro per un’angio-tac.
CardioTac da un milione di euro
All’ospedale San Salvatore dell’Aquila nel 2014 è arrivata una CardioTac costata oltre un milione di euro, in dotazione al Servizio Radiologia. Altre due CardioTac da un milione di euro sono presenti all’ospedale San Pio di Vasto e al SS. Annunziata di Chieti. Ma a quanto pare i pazienti non possono usufruirne.
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