In una notte, in una sola notte, tra una luna e tante stelle, tra gli ombrelloni e la sabbia, da Pescara arriva la svolta (l’ennesima) della politica italiana.
“Mi candido a premier” annuncia lui, il ministro dell’Interno e vicepremier (per poche ore ancora) Matteo Salvini. Una folla, immensa, in tripudio per il capitano. Sorrisi, occhi commossi, applausi e qualche braccio destro alzato a salutar “romanamente” l’ex soldato dell’ex leader del Dio Po. Oggi è già un’altra storia. Oggi il presente è già passato e l’obiettivo è cambiato: c’è da conquistare l’Italia. Costi quel che costi. E se il prezzo da pagare sono le ferie lui, il capitano lombardo, affronta con parole spicciole la questione: “Qualcuno oggi mi ha detto: non si può tornare in aula ad agosto. No, deputati e senatori alzano il culo e vengono in parlamento, milioni di italiani lavorano in questa stagione”.
Una folla che lo ha atteso già a partire dalle 20, con asciugamani e bottigliette d’acqua. Strapiena l’Arena del mare, assaltata la Nave di Cascella. Tutti lì per il loro capitano che presto porterà una ventata di freschezza per loro e per noi. E che il cambiamento, nelle proprie vite, le ha portate veramente agli “imbarcati” della politica. Come, ad esempio, a Luigi D’Eramo saltato dalla Destra di Storace al Carroccio passando, in men che non si dica, da assessore comunale a deputato della Repubblica. Grazie alla Lega. “Siete bellissimi perché siete abruzzesi” ha urlato dal palco D’Eramo argomentando le sue idee politiche. “Abbiamo conquistato Pescara, Montesilvano, Silvi e la Regione Abruzzo”. Per un attimo ho temuto che il suo slancio conquistatore potesse suggerirgli persino l’arrivo sulla Luna. Sicuramente D’Eramo ha conquistato uno stipendio. Di prestigio. Come un bell’assegno lo percepisce un altro protagonista della serata pescarese: Alberto Bagnai. Si definisce economista, politico e accademico italiano, nonché musicista, saggista e opinionista. L’ego di Bagnai è enorme quanto il suo curriculum. “Lo vogliamo salutare affettuosamente Mario Monti?” ha chiesto alla folla mezza addormentata durante il suo intervento. “Abbiamo fatto tanto e vorremmo fare ancora di più ma qualcuno ha deciso che questa esperienza debba finire.” Il Bagnai-pensiero non ha però chiarito se ad aver voluto la crisi è stato il suo leader o Di Maio. Mistero. Come un mistero è rimasto il perché il professore dopo una simpatia iniziale per i 5 stelle abbia virato le sue attenzioni sulla Lega. Chissà.
Ora, però, su chi debba salvare l’Italia la Lega ha le idee chiare: “Chiediamo agli italiani la forza di prendere in mano questo Paese e di salvarlo” ha detto Salvini dal palco abruzzese. Poi, l’aneddoto della signora comunista incontrata al secondo piano dell’hotel: “Questa volta ho votato lei” . “Signora, l’avrei salutata comunque…”. Manco a dirlo il tripudio di applausi è solo per lui.
La folla ormai è sveglia e Salvini rincara la dose: “Io ho pazienza ma l’Italia non ha bisogno dei signor No, serve coraggio ed energia. Sono una persona paziente ma non sopporto più i no. Non abbiamo bisogno di ministri che bloccano le opere pubbliche. Pur di andare avanti siamo disposti a mettere a disposizione le nostre poltrone, ci sono sette ministeri della Lega a disposizione. Per noi la poltrona vale meno di zero, se serve parlano gli italiani”. “Se si mettono dei soldi per far passare un treno sotto un tunnel, finiamola quest’opera”. Poi il colpo a Luigi Di Maio: “Si può e si deve tagliare le tasse non possiamo mica distribuire a tutti quelli che passano sul lungomare il reddito di cittadinanza… La devi produrre la ricchezza”. “Io non tengo la poltrona per tenere fermo il Paese. Non sono fatto per tirare a campare. Diamo la parola agli italiani. Vado pure da solo. Poi, vediamo, potremo scegliere dei compagni di viaggio.” “Chi non viene in parlamento lo fa perché vuole tenersi la poltrona. Le cose si fanno subito. I parlamentari della Lega sono pronti ad andare in aula già lunedì”.
Insomma, dalla spiaggia pescarese, mentre Salvini parlava, uscivano i titoli di coda su un governo che, probabilmente, non sarebbe nemmeno dovuto partire. In una sera di sorrisi e lunghi applausi appare, per la prima volta, un Salvini diverso, umanamente debole quando parla della figlia: “stasera mia ha chiamato al telefono e mi ha detto che stava andando a mangiare una pizza”. Quasi un minuto di silenzio, di commozione, qualche lacrima. L’applauso, gli abbracci sul palco anche dall’amico Casanova accorso dal Papeete per accompagnarlo nel suo tour estivo.
Fine. Appunto.
di Antonio Del Furbo