È bastata la prima pagina de Il Giornale di oggi a far indignare mezzo salotto buono d’Italia. di Antonio Del Furbo
Cos’è successo? È successo che poco tempo fa, almeno per un giorno, siamo stati tu Charlie insieme ai più grandi ‘delinquenti’ del mondo. Abbiamo sofferto con i politici e, con loro, ci siamo presi mano nella mano per combattere contro chi vuole uccidere la libertà di stampa. Ventiquattr’ore dopo, pero’, siamo tornati gli ‘incivili’ individualisti che siamo sempre stati e abbiamo continuato a combattere con pistole e spade contro chi non la pensa come noi.
Oggi, il quotidiano di Sallusti, decide di uscire con un titolo molto provocatorio dopo essersi diffusa la notizia che il copilota dell’Airbus che ha provocato la tragedia era un depresso. “Germania sotto shock: Schettinen” è stato il titolo d’apertura del quotidiano. Subito sono arrivate le indignazioni da quelli ‘che ne sanno’, in primis di Gad Lerner che ha definito l’apertura del giornale una:“polemica assurda di Alessandro Sallusti sullo scontro con Der Spiegel. Ecco, appunto il Der Spiegel. Cosa aveva scritto il settimanale tedesco? “Mano sul cuore, ma vi sorprendete che il capitano fosse un italiano? Vi potete immaginare il genere di manovre seguite dopo l’abbandono della nave e decise da un capitano tedesco o britannico? Conosciamo tipi del genere dalle vacanze al mare, maschi bravi, capaci di parlare con le dita e con le mani, in principio gente incapace di fare del male, ma bisognerebbe tenerli lontani da macchinari pesanti e sensibili, come si vede”.
Articolo a ‘leggero’ sfondo razzista? Manco per niente secondo ‘l’Intellighenzia de sinistra’. Per Lerner, quando successivamente all’articolo del Der Spiegel il Giornale titolò “A noi Schettino, a voi Auschwitz”, Sallusti:“prese per buona una mezza bufala nata da una traduzione pessima e dall’incomprensione dello stile paradossale (e in qualche caso anche eccessivo) di Jan Fleischauer”. E lo stesso autore dell’articolo tedesco affermò proprio a Lerner in un’intervista:“Volevo semplicemente dire, che la Bella Figura è un tipico stereotipo dell’italianità, che Schettino ha fatto “l’inchino” con questo spirito, non pensando certo a come sarebbe potuto finire. Era semplicemente un’esagerazione umoristica, per scrivere in realtà di un altro tema, ovvero le differenti culture europee e quanto queste influenzino parte dei problemi dell’eurocrisi. Trovo sinceramente assurdo essere stato accusato con simili toni, specie per una cosa che non ho mai scritto.” Insomma, per il giornalista tedesco un’incomprensione. Peccato che in un altro articolo scrisse di non riuscire a comprendere:“come gli italiani possano essere considerati una razza”. E in questo caso come si è difeso Fleischauer? “Questa frase significa che io non credo nelle razze, e che sono contro il razzismo. Gli italiani non costituiscono una razza, così come i tedeschi o gli inglesi. Se le persone non vogliono leggere e neppure capire quello che scrivo, non so davvero come aiutarli”. E poi l’affondo:“Una polemica inventata sul nulla, che ha evidenziato sia la non conoscenza delle basi del giornalismo – non saper tradurre un articolo – sia una perdita della ragione per i toni scelti dal Giornale”.
Dunque, i giornalisti del solito Berlusconi che non è abituato a dire la verità. Quindi, se tanto mi dà tanto, anche L’ambasciatore della Repubblica Italiana, Michele Valensise, che inviò una lettera, dopo la pubblicazione del suo articolo, al giornale tedesco per lamentarsi di quel ‘trattamento’, scaturì dal fatto che l’ambasciata non ha tradusse bene ciò che lui ha scrisse. “L’articolo di Jan Fleischhauer dal titolo “Omissione di soccorso all’italiana” mi ha lasciato basito e adirato” scrisse Valensise. “Certamente sostengo la libertà di critica, ma gli argomenti di quell’articolo sono per l’Italia tanto offensivi quanto infondati. Mi sorprende che un così rinomato giornale come Spiegel Online dia spazio ad affermazioni così volgari e banali. Rammarica soprattutto il fatto che il giornalista, accanto a tanti luoghi comuni, metta sullo stesso piano, senza riguardi, la responsabilità di un singolo individuo e quella di un intero popolo. Comprendo il desiderio di Spiegel Online di scrivere qualcosa di politicamente scorretto, ma in questo caso si tratta di una provocazione gratuita che io, anche in nome dei miei concittadini che hanno espresso il loro sdegno nei confronti dell’articolo, rispedisco al mittente. Perché in questa questione vengono tirati in ballo tutti gli italiani?”. Alla fine un invito dell’ambasciatore al giornalista:”Consiglio al signor Fleischhauer di lasciar perdere generalizzazioni basate sulla razza. Sono cose di ieri che nessuno rimpiange. Si rilassi e venga a trovarci in Italia. Troverà un paese ospitale, capace di uno slancio sorprendente da parte di singoli individui e di un’intera comunità, un paese che cerca di reagire ai pregiudizi con il sorriso senza improvvisare strani tribunali.”
Oggi Sallusti scrive riferendosi al copilota dell’Airbus:”La chiamano «componente umana», ed è tutto ciò che sfugge a regole, protocolli, abilitazioni e tecnologie. Per tutti, ma soprattutto per i tedeschi, supponenti nelle loro presunte superiorità e infallibilità, è più che uno smacco. Eppure molte tragedie dipendono dalla variabile impazzita della «componente umana». Il 13 gennaio 2012 la nave da crociera Costa Concordia affondò (32 morti) per la scelleratezza del suo capitano Francesco Schettino. A differenza dello Spiegel, noi non lo pensiamo. Perché come quella sera della Concordia c’era un italiano che gridava a Schettino in fuga «Torni a bordo, cazzo», così fuori dalla porta della cabina chiusa dell’Airbus che andava a schiantarsi c’era un tedesco che urlava a Lubitz «Apri la porta, cazzo». Che i tedeschi imparino la lezione. Ogni popolo deve fare i conti con le proprie vergogne e i propri eroi. Cosa dovremmo dire oggi: «Vi sorprende che fosse un tedesco?»”.
E Lerner, che all’epoca corse a intervistare Fleischhauer per offririgli una mano tesa per difendersi da quelle ‘accuse’ italiane, oggi, rispetto alle ultime righe dell’articolo di Sallusti scrive:“Pure con i proprio giornali e giornalisti, e l’Italia certo non fa bella figura con questa vergognosa prima pagina del “Giornale”.
Dove stanno i razzisti? Tra quei Charlie senza orgoglio italiano forse?