I Servizi segreti americani hanno avuto una fitta agenda di incontri prima dell’inizio della guerra in Ucraina. Prima a Mosca, per consegnare un avvertimento a Vladimir Putin. Poi a Kiev per incontrare il presidente Volodymyr Zelensky e svelargli, in anticipo, i piani d’attacco della Russia.
Russia-Ucraina. L’uomo chiave della vicenda ha un nome e cognome: William Burns, 66 anni, il figlio del generale, l’ex giocatore di basket nato a Fort Bragg, base militare in North Carolina. Il capo della Cia, ex diplomatico e vice segretario di Stato, secondo il Wall Street Journal, è volato almeno due volte in Ucraina e in Russia, prima dell’inizio del conflitto.
A metà gennaio Burns andò a Kiev per incontrare Zelensky e rivelargli come Putin lo avrebbe attaccato.
Gli spiegò che il capo del Cremlino voleva una guerra lampo, partendo dalla Bielorussia, e che puntava a conquistare nei primi giorni un obiettivo strategico: l’aeroporto Antonov a Hostomel, vicino alla capitale. L’obiettivo era quello di per farne la base per gli aerei militari e permettere così a migliaia di soldati di atterrare alle porte della capitale, saltando la resistenza ucraina al confine.
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Il direttore della Cia ha fornito una serie di informazioni dettagliate che si sono rivelate decisive per cambiare il destino della guerra. Un dato che spiegherebbe perché le forze militari ucraine, nonostante lo sbilanciamento di forze a vantaggio dei russi, sono state in grado di rispondere. E, dopo quasi quaranta giorni, ricacciare i nemici da molte zone attorno a Kiev, incluso Hostomel. Appena due giorni fa i russi si sono ritirati, lasciando un aeroporto devastato ma mai sotto controllo. Questo perché gli ucraini conoscevano le loro mosse. E grazie alla Cia.
Ma Burns ha svolto anche un altro ruolo. Due mesi prima della missione a Kiev, a inizio novembre, il direttore della Cia era andato a Mosca per consegnare un messaggio a Putin: se fosse andato avanti con il suo progetto, il presidente russo sarebbe andato incontro a dure sanzioni dall’Occidente. Ex ambasciatore a Mosca sotto la presidenza di George W. Bush, il direttore della Cia venne messo in contatto con Putin, che si trovava in un resort a Sochi, sul Mar Nero, attraverso una linea telefonica criptata predisposta dal Cremlino.
La telefonata non andò come il capo degli 007 sperava.
Non solo Putin negò l’esistenza di piani per invadere l’Ucraina, ma fece un lungo elenco di episodi per dimostrare come gli Stati Uniti avessero ignorato per anni le preoccupazioni russe sulla sicurezza. E per quanto riguardava l’Ucraina, Putin disse a Burns che “non era un Paese reale”. I suoi confini, è la storia che il capo del Cremlino ripete sempre, vennero tracciati in modo arbitrario dal fondatore dell’Unione Sovietica, Lenin, e “l’Ucraina esiste solo perché nel 1991 l’Urss collassò”. Tornato a Washington, il capo degli 007 americani fece rapporto al presidente Joe Biden, riferisce Repubblica, portando cattivi presagi: gli disse che la Russia non aveva ancora deciso di attaccare l’Ucraina ma era decisa a farlo.
Nei tre mesi successivi gli Usa hanno lavorato con l’Intelligence e, probabilmente, qualche gola profonda all’interno del Cremlino. Allo stesso tempo hanno continuato ad addestrare le forze speciali e gli 007 ucraini. Ma anche il Cremlino non è rimasto fermo. Agenti dei Servizi segreti russi, insieme a sicari ceceni del gruppo speciale Kadyrovites, hanno provato ad assassinare il presidente Volodymyr Zelensky. È stato il consigliere della Difesa ucraina Oleksiy Danilov, un mese fa, a svelare il piano ai giornalisti. Uomini delle forze speciali cecene erano state uccise alla periferia di Kiev. Il leader ceceno Ramzan Kadyrov aveva confermato su Telegram la morte di due suoi uomini, e il ferimento di sei.