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Rousseau, d’Annunzio, la democrazia diretta, FdI e M5S. Tutti insieme.

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C’era, un tempo, tale Gabriele d’Annunzio, scrittore, poeta, drammaturgo, militare, politico, giornalista e patriota italiano. Simbolo di quel Decadentismo italiano e celebre figura della prima guerra mondiale.

C’era, in un altro tempo ben lontano, Jean-Jacques Rousseau, filosofo, scrittore e musicista svizzero. Un uomo di umile famiglia calvinista di origine francese, che spiegò al mondo l’impossibilità di un ritorno allo stato di natura e che, secondo la sua visione, i problemi posti dalla civiltà vanno superati nella civiltà.

C’è, oggi, una politica che spesso li richiama e li riattualizza ad uso e consumo di idee, slogan e interessi. Di parte. Così accade che un Movimento rimoduli, a proprio uso e consumo, il nome di Rousseau intitolandogli una piattaforma tecnologica realizzata da una società privata e utilizzata dal MoVimento 5 Stelle per l’attuazione della democrazia diretta. In sostanza Rousseau filosofo, diventa, a sua insaputa, gestore delle attività di un partito politico in cui i cittadini si esprimono su leggi e temi specifici.




La costituzione, però, riconosce tre strumenti di democrazia diretta: il Referendum abrogativo, il Referendum Confermativo e la legge di iniziativa popolare. Il fine è quello scritto nell’articolo 3 della Costituzione della Repubblica Italiana: “rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.”

Si è ben lontani, dunque, dall’azione messa in atto dalla Piattaforma Rousseau che, addirittura, ha tenuto in bilico nei giorni scorsi la formazione del nuovo governo.

E di democrazia diretta parlava anche Gabriele d’Annunzio nella Carta del Carnaro, scritta dal sindacalista socialista Alceste de Ambris e rielaborata nella forma dal Vate. All’articolo 2 si legge: La Repubblica del Carnaro è una democrazia diretta che ha per base il lavoro produttivo e come criterio organico le più larghe autonomie funzionali e locali. Essa conferma perciò la sovranità collettiva di tutti i cittadini senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di classe e di religione; ma riconosce maggiori diritti ai produttori e decentra per quanto è possibile i poteri dello Stato, onde assicurare l’armonica convivenza degli elementi che la compongono.”

E, anche qui, nessuna traccia della democrazia diretta evocata dai 5 stelle.

“La cosa interessante da notare -spiega l’onorevole Augusta Montaruli di Fratelli d’Italia intervenuta a un incontro a Chieti scalo per parlare di cultura e università- è che la socia di Rousseau, Enrica Sabatini, insegna all’università d’Annunzio, ovvero in un ateneo in cui la figura di riferimento si espresse sulla democrazia diretta in maniera diversa rispetto a come la intendono nella sua società”.

E, in effetti, come dar torto alla Montaruli?

La democrazia diretta deve, comunque, essere esercitata attraverso gli organi dello Stato. E, forse, non attraverso una piattaforma privata.

di Antonio Del Furbo

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