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Roberto Speranza e le nomine al dicastero

Roberto Speranza e le nomine al dicastero

A meno di due mesi dal voto i politici - specie quelli che perderanno le poltrone -si muovono tra stanze e palazzi alla ricerca della salvezza.

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A meno di due mesi dal voto i politici – specie quelli che perderanno le poltrone – si muovono tra stanze e palazzi alla ricerca della salvezza.

Tra i leader più attivi troviamo Roberto Speranza, ministro della Salute e leader di Articolo 1–Mdp. Speranza è tra i grandi protagonisti dell’ammucchiata di sinistra, nonché uno dei principali sponsor del ritorno nella coalizione del Movimento 5 Stelle. E si sta spendendo tantissimo, al punto di tentare il blitz con un valzer di nomine per il suo dicastero.

Il tentativo di Speranza è stato quello di nominare a fine mandato un bel gruppo di dirigenti al ministero della Salute. Una manovra che ha mandato su tutte le furie i sindacati, ad eccezione della Cgil, ma che potrebbe concludersi con un nulla di fatto a causa della crisi di governo orchestrata da Giuseppe Conte.

697 assunti al ministero

Già protagonista di un comizio per i 697 neoassunti vincitori di concorso per l’amministrazione del ministero, il titolare della Sanità è finito nel mirino dei sindacati. Il motivo per via dei rapporti pressoché inesistenti con il dicastero da quando Speranza si è insediato. Nessun dialogo nemmeno per la riorganizzazione del ministero, con tanto di aumento di poltrone: da 12 a 14 direzioni generali, più il segretario generale (figura già esistente). Il progetto del potentino è chiaro: spacchettare le nomine “in modo di tentare di far decadere più di un dirigente e sostituirlo con qualcuno più gradito a chi comanda”.

Come evidenziato in precedenza, le organizzazioni sindacali non hanno accolto di buon grado le mosse del ministro Roberto Speranza, rifiutando l’invito a partecipare all’incontro con i neoassunti. “Sono anni che sollecitiamo un incontro politico, ma il ministro si ricorda solo ora di convocarci (…) è iniziata la campagna elettorale”, il biasimo di Cisl Uil in una durissima nota congiunta diffusa ai lavoratori. Insomma, un bel grattacapo per l’alleato di Letta.

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