Sono tutti dentro: politici, mafiosi, imprenditori e professionisti. Secondo la Dda di Catanzaro uomini al servizio della cosca Mancuso di Limbadi e per questo i pm hanno chiesto e ottenuto ieri il rinvio a giudizio.
Sono 355 gli imputati mandati a processo dal gup Claudio Paris al termine delle udienze preliminari di “Rinascita-Scott” concluse a Roma, nell’aula bunker di Rebibbia. Il processo inizierà il prossimo 13 gennaio davanti al Tribunale di Vibo Valentia nella nuova aula bunker allestita nel polo industriale di Lamezia Terme.
Toghe sporche: i giudici massoni che aggiustavano sentenze per i boss di mezza Calabria
Tra gli imputati che hanno scelto il rito ordinario e che sono stati rinviati a giudizio ci sono anche il sindaco di Pizzo Gianluca Callipo, l’ex assessore regionale Luigi Incarnato e gli ex consiglieri regionali Pietro Giamborino e Nicola Adamo. Quest’ultimo dovrà difendersi in Tribunale a Cosenza perché accusato di traffico di influenze illecite in concorso con l’ex consigliere regionale Pietro Giamborino, Giuseppe Capizzi e Filippo Valia. Oltre agli imputati mandati a processo nel troncone principale di “Rinascita-Scott” si aggiungeranno i quattro indagati che hanno scelto il giudizio immediato. Si tratta dell’ex parlamentare Giancarlo Pittelli, dell’imprenditore Mario Lo Riggio, dell’ex sindaco di Nicotera Salvatore Rizzo e dell’avvocato Giulio Calabretta.
L’inchiesta Rinascita Scott
Con l’inchiesta “Rinascita-Scott”, il procuratore Nicola Gratteri e i pm della Dda di Catanzaro puntano a stroncare ‘ndrangheta, politica e pezzi infedeli dello Stato. Lo scorso dicembre nella maxi-operazione dei carabinieri erano state arrestate 334 persone per un totale di 416 indagati, che poi sono aumentati con l’avviso di conclusione indagini. La parte più delicata dell’inchiesta sulla cosca Mancuso è quella che ha colpito al cuore il rapporto tra clan, massoneria e politica.
‘Ndrangheta, maxi-blitz: il pizzino dei riti e delle gerarchie
In Calabria, il partito di maggioranza è quello della ‘ndrangheta. Secondo i magistrati l’avvocato Giancarlo Pittelli, ex parlamentare di Forza Italia era la sintesi perfetta. I pm non hanno dubbi: l’ex senatore aveva rapporti con il boss di Limbadi Luigi Mancuso detto lo “zio”, anche lui rinviato a giudizio. Pittelli era “la cerniera tra i due mondi” in una “sorta di circolare rapporto ‘a tre’ tra il politico, il professionista e il faccendiere”. In altre parole, “l’affarista massone dei boss della ‘ndrangheta calabrese” che con lui è riuscita a relazionarsi “con i circuiti bancari, con le società straniere, con le università e con le istituzioni tutte”.
A processo andranno pure uomini in divisa come l’ex comandante del Nucleo operativo dei carabinieri di Catanzaro Giorgio Naselli e un maresciallo della guardia di finanza, Michele Marinaro che era in servizio alla Presidenza del Consiglio.