La Procura di Pescara ha inviato 7 avvisi di garanzia con l’accusa di frode in processo penale e depistaggio a carico del personale della Prefettura di Pescara. Tra questi anche l’ex prefetto. Le accuse sono pesanti: occultamento del brogliaccio delle segnalazioni del giorno 18 gennaio 2017 alla Squadra Mobile di Pescara. L’azione intentata dall’allora prefetto, Francesco Provolo, era quella di nascondere la chiamata di soccorso fatta alle 11.38 dal cameriere Gabriele D’Angelo al centro coordinamento soccorsi.
L’indagine è guidata dal Procuratore Capo della Repubblica di Pescara Massimiliano Serpi e del Sostituto Procuratore Andrea Papalia, con i Carabinieri Forestali di Pescara guidati dal tenente colonnello Annamaria Angelozzi. Oltre all’ex prefetto Francesco Provolo e i due viceprefetti distaccati Salvatore Angieri e Sergio Mazzia, sono indagati i dirigenti Ida De Cesaris, Giancarlo Verzella, Giulia Pontrandolfo e Daniela Acquaviva. Salvatore Angieri oggi è l’attuale vicario del Prefetto di Macerata, mentre Mazzia è il vicario del Prefetto di Crotone.
I Carabinieri di Pescara stavano indagando sulla vicenda già da un anno dopo essere venuti in possesso di un’inedita conversazione avvenuta tra un carabiniere della sala operativa di Pescara e la funzionaria della prefettura Daniela Acquaviva, balzata a suo tempo alle cronache per la telefonata nella quale proferiva la frase “la mamma degli imbecilli è sempre incinta”, in cui dice al carabiniere che l’intervento su Rigopiano era stato fatto in mattinata riferendosi proprio alla telefonata pervenuta da Gabriele D’Angelo. Proprio D’Angelo potrebbe aver chiesto l’evacuazione della struttura dopo le scosse di terremoto che avevano interessato la zona.
A mettere gli investigatori su questa traccia c’è quella che ha portato ai 25 indagati. Il carabiniere di servizio riferisce di aver ricevuto una telefonata di Quintino Marcella, proprietario del ristorante di Silvi dove lavorava Giampiero Parete, scampato alla tragedia con la famiglia. Marcella dichiarava ai carabinieri che Parete gli aveva riferito della valanga.
“Ho preso una telefonata adesso da un signore – dice il carabiniere – di un certo Quintino. Marcella. Questo qua mi ha detto che un cuoco di sua conoscenza che sta all’Hotel Rigopiano…”, al che la dirigente Acquaviva lo ferma per dirgli che “l’Hotel Rigopiano è già stato fatto questa mattina. C’erano dei problemi. Sono stati raggiunti e sta tutto apposto”.
L’operatore del 112 di Pescara a quel punto chiede cosa sia stato fatto, perché a lui Marcella avrebbe detto che “è crollato l’Hotel”. “Eh, sì questa mattina”, è la risposta della Acquaviva, e il carabiniere all’oscuro di tutto ribatte “Ah, ma sto’ deficiente mi ha fatto spaventare. Mi ha detto: guardi mi ha detto è crollato l’Hotel Rigopiano e che ci sono delle persone dentro”. La funzionaria della Prefettura lo tranquillizza chiarendogli: “Ma no l’intervento sull’Hotel Rigopiano l’hanno fatto questa mattina”.
L’intervento di cui parla la funzionaria, però, sarebbe in realtà di un controllo. Un’intercettazione ambientale fatta tra la Acquaviva e una terza persona che si trova con lei rivela che la funzionaria chiede: “…scusa l’Hotel Rigopiano è stato fatto questa mattina l’intervento no? …ai Carabinieri ha telefonato uno dicendo è crollato l’Hotel Rigopiano con dentro la gente ma…”. Poi una voce maschile in ambientale dice: “ma che stiamo scherzando…ma non è vero.”Una voce maschile in ambientale dice: “è uscito fuori che era uno scherzo…”.
L’operatore del 112 a quel punto tira un sospiro di sollievo “Ah addirittura è uscito fuori che era uno scherzo” si sente sempre nell’ambientale della telefonata. Altre voci di sottofondo della sala operativa della Prefettura dicono “Ho parlato pure io con un uno di Rigopiano… dice che siccome ci sono problemi con le linee telefoniche… scusa contattate là.
Eh no io credo sia tutta una montatura”. L’indagine parte proprio da qui: da questa telefonata di D’Angelo, che risulta aver chiamato la Prefettura, non c’è traccia in nessun brogliaccio, eppure è stata ricevuta.