A cinque anni dalla tragedia si è ancora lontani dal fissare un punto sulle responsabilità di tutti quei morti. La giustizia brancola ancora nel buio.
Una valanga da 1.200 tonnellate che tagliò la montagna a cento chilometri orari e inghiottì 29 persone seppellendo tutto ciò che incontrava. Un’angoscia ancora viva soprattutto nei famigliari delle vittime che persero i propri cari sotto le macerie dell’Hotel Rigopiano a Farindola, sul versante pescarese del Parco nazionale del Gran Sasso.
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“Siamo fermi al 18 gennaio 2017”. Mariangela Di Giorgio, madre di Ilaria Di Biase, di Archi provincia di Chieti, uccisa, a 22 anni, ricorda così la figlia. “Lei era la più giovane del personale – ha detto all’Adnkronos – Faceva la cuoca. Aveva ricevuto offerte di lavoro anche dall’estero, ma le aveva rifiutate. Per stare vicino a noi, alla famiglia e al suo ragazzo. Era piccola Ilaria. Il suo sogno era fare la pasticciera. Sogni sepolti sotto metri di neve e di ghiaccio, per sempre”.
Il ritrovo dei familiari
I familiari, come ogni anno, si ritroveranno sul luogo del disastro per commemorare i propri cari. Alla cerimonia era stato invitato anche il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ma come fa sapere il consigliere direttore dell’ufficio di segreteria del presidente della Repubblica al Comitato vittime “pur avendone desiderio, il Capo dello Stato non potrà partecipare all’evento a causa della fitta agenda di impegni legati alla conclusione del mandato presidenziale”. E poi il messaggio di vicinanza: “Conservando ancora viva la memoria del dolore per il tragico accaduto, il Presidente Mattarella invia ai familiari delle vittime e ai sopravvissuti un saluto sentito e partecipe”.
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Giampaolo Matrone, 37 anni, il sopravvissuto simbolo della tragedia che a Rigopiano ha perso la moglie Valentina Cicioni di 32 anni, non parteciperà anche quest’anno alla cerimonia. E torna a esprimere tutta la sua amarezza per i tempi eterni del processo. “Dopo cinque anni – afferma – non c’è ancora giustizia ed è la cosa più brutta di tutte, non tanto per noi che siamo sopravvissuti ma per Valentina e per le altre 28 vittime, che hanno perso la vita a causa dell’inefficienza di chi avrebbe dovuto tutelarci. Ogni anniversario diciamo che sarà l’anno buono, ma di fatto il processo è ancora agli inizi. Speriamo nel 2022″.
L’epilogo
Il 2022 potrebbe essere l’anno decisivo per intravedere la fine della vicenda, almeno secondo il procuratore capo di Pescara, Giuseppe Bellelli, che ha parlato di sentenza entro pochi mesi. “Io non lo escluderei – sostiene l’avvocato Andrea Piccoli, che tutela penalmente Matrone in collaborazione con Studio3A – È vero che i consulenti tecnici nominati dal giudice in sede di giudizio abbreviato hanno chiesto una proroga di almeno 90 giorni per depositare la loro perizia, si andrà a marzo, e che gli imputati sono tanti, ma se il Tribunale si decidesse a stabilire una calendarizzazione più serrata delle udienze, a cadenza quanto meno mensile, entro fine anno si potrebbe in effetti arrivare alla fine”.
“L’amministrazione si stringe ai famigliari delle vittime – commenta il vicesindaco di Farindola Luca Labricciosa – . Dopo 5 anni non dobbiamo dimenticare che la comunità tutta di Farindola, oltre ai propri lutti, è scossa e attende verità. Mediaticamente ha subito un processo ingiusto che non può che concludersi con una netta assoluzione nelle aule di giustizia”.
“Noi chiaramente sosteniamo con forza le evidenze scientifiche scoperte dai nostri consulenti e confidiamo che anche i periti del Tribunale giungano alla stessa conclusione, in particolare quella di ritenere totalmente slegati l’uno dall’altra il terremoto e la valanga – conclude il legale – Fermo restando che comunque sussistono profili di responsabilità che esulano dalla questione e dall’eventuale rapporto di dipendenza tra questi due fenomeni, avendo attinenza piuttosto con la gestione complessiva dell’emergenza, con il fatto, ad esempio, che quell’hotel fosse aperto, che gli ospiti siano stati fatti salire quando la strada era già pressoché impraticabile per la neve e tutti gli altri aspetti e le omissioni tristemente note di questa vicenda”.
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Il 28 gennaio dovrebbe intanto arrivare la prima decisione del gup che si pronuncerà sul rinvio a giudizio, come chiesto dall’accusa, o il proscioglimento dell’ex sindaco di Farindola, Antonio De Vico, unico imputato ad aver scelto il rito ordinario.