La procura di Roma ha l’intenzione di portare a processo i 4 uomini dei servizi segreti egiziani accusati dell’assassinio di Giulio Regeni.
Per questo il procuratore aggiunto Sergio Colaiocco si è rivolto alla Cassazione al fine di far luce sul caso Regeni. Si tratta di un ricorso contro l’annullamento del gup. E prima ancora della Corte d’Assise, che ritenevano che il processo non si poteva svolgere perché gli atti, ai presunti assassini del ricercatore italiano in Egitto, non erano mai stati notificati.
La procura di Roma ritiene, facendo riferimento ad una sentenza delle Sezioni Unite della Corte di Cassazione, che si è in presenza di “finti inconsapevoli”.
In pratica, secondo gli inquirenti capitolini, gli uomini dei servizi egiziani accusati dell’omicidio e della tortura di Regeni sono a conoscenza delle imputazioni che gli rivolge la procura di Roma. Per questo motivo, questa la tesi dei pm, i quattro possono andare a processo senza che vengano negati loro i diritti del “giusto processo”. La Cassazione deciderà in autunno.
Stasi processuale
La procura di Roma ritiene di dovere dare una diversa valutazione tecnica che superi la sostanziale “stasi processuale”. In ordine alla sussistenza delle garanzie del giusto processo riconosciute agli imputati. Con l’impugnazione i magistrati di piazzale Clodio chiedono alla Cassazione di chiarire se risulta sufficiente per la celebrazione del processo il fatto che “vi è una ragionevole certezza che i quattro imputati egiziani hanno conoscenza dell’esistenza di un procedimento penale a loro carico avente ad oggetto gravi reati commessi in danno a Giulio Regeni”.
Per la Procura di Roma, infine, quanto deciso dalla Corte d’Assise è in contrasto con quanto deciso dalla Cassazione in alcune sentenze. In quanto si afferma che si può procedere nel processo anche se la parte ignori la data dell’udienza e il capo di imputazione, quando si è in presenza di “finti inconsapevoli”.