Come direbbe qualcuno:”tutto è bene ciò che finisce bene”. A dir la verità, il richiamo esprime una riflessione che, molto probabilmente, rappresenta la prospettiva del ‘vincitore’. Nel piccolo borgo della provincia di Chieti, forse, non tutti esprimono gioia nei confronti di una sentenza del Tar che legittima al governo il neoeletto sindaco, Rocco Micucci.
La vicenda, per i profani della politica, ha dell’incredibile. E quelli che, un giorno sì e l’altro pure masticano politica, sono rassegnati al fatto che nel bel Paese (tutto) la magistratura ha preso un posto che non gli spetta. Da molto tempo.
Il 25 maggio scorso gli elettori hanno scelto tra due liste per rinnovare l’amministrazione comunale di Rapino: quella del sindaco uscente Rocco Cocciaglia e quella dello sfidante Rocco Micucci. Come spesso accade nei piccoli comuni, il vincitore ottiene la maggioranza dei voti con un leggerissimo scarto. Micucci, infatti, arriva ad una percentuale del 50.74% pari a 510 voti contro il 49.25% e i 495 voti dell’avversario. Non passa nemmeno un mese dal voto e Cocciaglia si sente in dovere di ricorrere al Tribunale amministrativo di Pescara per “presunte procedure non ortodosse nell’accettazione e convalida della lista del concorrente” consumate tra il 25 ed il 26 aprile, termine ultimo per la presentazione delle liste.
“La lista di Micucci fu presentata in prima istanza il 25 aprile” affermò all’epoca ad Abruzzo24ore Cocciaglia- “ma non fu accettata perché il frontespizio contenente contrassegno, nominativo del candidato a sindaco e elenco degli aspiranti consiglieri non era certificabile in quanto l’autentica agiva su un allegato che per legge non è ammesso, poiché tutti gli elementi devono essere contenuti in un unico documento”. In parole povere “il ricorso si basava sul fatto che la lista Insieme era stata presentata il 25 aprile su fogli formato A4 e non contigui, non ritenendo valida l’integrazione presentata il giorno successivo su fogli formato A3″ afferma in un comunicato il sindaco Micucci.
Sulla questione ci sarebbe da ridere se non fosse vera (pur rispettando le motivazioni dei ricorrenti). Una democrazia può impiegare risorse (soprattutto economiche) per decidere se una lista poteva essere presentata su un foglio più grande rispetto a quello consentito? Me lo chiedo. E la mia domanda non pare essere tanto fuori dalla realtà visto che il Tar ha dato una risposta:”in materia elettorale l’aspetto formalistico deve cedere al criterio della massima tutela del diritto di elettorato passivo, adattandosi interpretazioni e/o soluzioni positive, onde assicurare un’effettiva competizione elettorale”.
“Il tentativo di Cocciaglia e della lista Uniti per Rapino di ribaltare la volontà popolare è stata disapprovata dal TAR che ha messo così fine ad una vicenda che ha creato non pochi turbamenti nella nostra comunità”aggiunge Micucci. E conclude:”in questi mesi, la nostra amministrazione ha lavorato regolarmente, ma spero che ora si possa voltare definitivamente pagina con il passato, nonostante le pesanti eredità da affrontare, e guardare al futuro insieme nell’interesse di tutti”.
Antonio Del Furbo