È una lotta per la sopravvivenza quella che decine di cittadini onesti sono costretti vivere quotidianamente. Qui lo Stato è assente O meglio: lo Stato arriva quando deve saccheggiarla per prendere voti. Promesse che non vanno oltre una finta stretta di mano. È successo ancora, succede sempre. Alle ultime elezioni regionali l’attuale presidente della Regione Marco Marsilio aveva promesso più controlli e più presenza dello Stato. Ad oggi nulla succede ed è tutto come prima. Eppure basterebbe che la Regione, proprietaria delle case Ater, sloggiasse criminali e pluripregiudicati da quegli appartamenti per riconsegnarli a persone che ne hanno diritto.
Ora è arrivata la nuova amministrazione comunale, sempre di centrodestra, impegnata più a spartirsi le poltrone che a risolvere il tema caldo, e sempre attuale, delle periferie.
A combattere contro l’illegalità il solo Comitato di Quartiere che “rappresenta gli interessi dei residenti stanchi ed esasperati dalle condizioni di degrado e di criminalità del quartiere” spiegano gli attivisti.
“Abbiamo chiesto -proseguono- a tutte le istituzioni competenti da mesi di raccogliere le nostre istanze e di individuare soluzioni di lungo periodo alle problematiche ma ad oggi abbiamo avuto risposte parziali e poco risolutive.
La campagna elettorale è terminata ma ci sembra che il clima sia rimasto invariato. Promesse e proclami continuano ad essere all’ordine del giorno.”
La notte tra il 5 e il 6 luglio c’è stata l’ennesima sparatoria al ‘Ferro di cavallo’. A sparare sempre lo stesso uomo, un occupante abusivo ai domiciliari che, appena qualche giorno prima, aveva aggredito un nigeriano e un mese e sparato ad un altro residente.
“Il ferro di cavallo è un ghetto, una bomba sociale che è già esplosa, una struttura popolare inserita in un quartiere già difficile e degradato.
Non possiamo aspettare di dover arrivare sempre alla fase della repressione da parte delle forze dell’ordine” spiega il Comitato.
“Bisogna ridare dignità al nome di Rancitelli tutta la città deve poter contribuire a questa rinascita lo slancio più grande che Pescara possa fare è unirsi senza aspettare che ci scappi anche il morto, oggi è il momento dell’unità per dare un messaggio ai nostri figli che una novità una bellezza la portiamo” spiega una residente.
“Chiediamo alle istituzioni -aggiunge il Comitato- in particolare, al Sindaco e al Prefetto, di individuare immediatamente soluzioni strutturali e di lungo periodo che restituiscano a tutti noi residenti la tranquillità di vivere in un posto sereno.”
Una questione talmente tanto grave, quella di Rancitelli, che il Movimento 5 stelle locale ha portato all’attenzione del ministro della Difesa, Elisabetta Trenta: “È ora che ci si svegli e si apra gli occhi”, ha detto la capogruppo M5S al Comune di Pescara, Erika Alessandrini. “Portare i militari a sostegno delle forze dell’ordine per pattugliare H24 strade e condomini dove ogni ora transitano decine di tossicodipendenti ad acquistare morte. Il Ministro della Difesa Elisabetta Trenta ha dato la sua piena disponibilità all’impiego dei militari dell’operazione ‘Strade Sicure’ che già sta dando riscontri positivi nel resto d’Italia. Per aderire all’operazione è necessario però che il Prefetto dichiari lo stato di emergenza e che il Comune solleciti la richiesta.”
Il punto, però, è che il Prefetto di Pescara Gerardina Basilicata ribadisce che “seppure ci siano delle sacche malavitose, Pescara non è tra le città che prevedono la presenza dell’Esercito.” A fargli eco il Questore di Pescara, Francesco Misiti che spiega: “A Pescara, nell’ultimo anno, c’è stata una diminuzione del numero dei reati commessi, e questo è un dato di fatto. Non c’è nessun allarme sociale e nessun bisogno di portare l’esercito a Pescara”.
Appare evidente che una “guerra” è in atto anche tra le istituzioni viste le divergenze di analisi. Non ci sta alla presa di posizione di Prefetto e Questore il vice presidente del consiglio regionale Domenico Pettinari da sempre in prima linea nei quartieri caldi della città adriatica. “Non mi si venga più a dire che non esiste una emergenza sicurezza a Pescara. Sono state ferite due persone in uno dei quartieri più difficili della città. Un pregiudicato residente negli alloggi popolari ha impugnato la pistola e sparato diversi colpi contro due persone, ferendole. È successo nuovamente a Rancitelli. Ogni giorno si spara! Cosa aspettano Prefetto e Questore a decretare lo stato di emergenza e chiedere l’ausilio dell’esercito?”.
L’ultimo rapporto della Dia non lascia spazio a dubbi:“in Abruzzo c’è uno strutturale radicamento da parte dei sodalizi mafiosi” e “la regione appare permeabile agli interessi della criminalità organizzata”.
Nuove mafie: il testimone che comprava droga a Rancitelli (Pe)
E Rancitelli appare uno dei punti nevralgici della regione in cui accade di tutto. Una testimonianza cristallizzata dall’inchiesta di Daniele Piervincenzi ha raccontato di un uomo che è riuscito a sfuggire alla morte e a denunciare il tutto alle forze dell’ordine. Per un soffio si è salvato dalla sorte che, invece, è toccata ad Alessandro Neri ucciso in quel perimetro caldo del pescarese. Neri, 28enne di Spoltore (Pe), fu trovato senza vita l’8 marzo dello scorso anno a Fosso Vallelunga. Secondo gli inquirenti il giovane “investiva denari nel sostenere e supportare attività delinquenziali” di alcuni personaggi, che gestivano fiorenti attività di spaccio di stupefacenti nel quartiere San Donato. Alcuni di loro devono anche rispondere di estorsione, porto e detenzione di armi comuni da sparo. Insolia, in una intercettazione, svelò di aver acquistato una pistola in società con Neri.
Il clan dei Rom che controlla l’Abruzzo da Rancitelli
Sempre dal rapporto della Direzione Investigativa Antimafia emerge che in Abruzzo c’è la “presenza di soggetti riconducibili alla cosca Morabito-Palamara-Bruzzaniti di Africo (Reggio Calabria) e del gruppo Ferrazzo di Mesoraca (Crotone), mentre non si registra la presenza stanziale di organizzazioni camorristiche”, nonostante si registrino operazioni di riciclaggio effettuate tramite “insospettabili prestanome collegati ai clan campani”. Sul territorio, inoltre, arrivano “ingenti quantitativi di stupefacenti, importati dalla Campania e rivenduti, prevalentemente, in provincia di Pescara, nelle numerose località turistiche che si affacciano sulla costa, e nel Teramano”.
“È arrivato il momento che chi governa e chi sta all’opposizione si prenda la responsabilità, rispetto alle problematiche di propria competenza, di risolvere i problemi delle occupazioni abusive, dello spaccio, dell’usura, della ludopatia per la continua apertura di sale slot e centri scommesse, del degrado urbano e sociale, dell’assenza di servizi ed infrastrutture, degli edifici e terreni privati abbandonati, dell’integrazione tra etnie diverse, della prevenzione sul territorio della tossicodipendenza, dell’abbandono scolastico” spiegano ancora i residenti del quartiere. “Sappiamo che non è conveniente perché bisognerebbe sradicare un sistema consolidato negli anni, un sistema da cui molti politici hanno tratto vantaggi personali anche in termini di preferenze elettorali.”di Antonio Del Furbo