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Rai: nomine, inciuci, poltrone e campo largo nell’afa agostana

Rai: nomine, inciuci, poltrone e campo largo nell'afa agostana

In un’estate che sembrava promettere risoluzioni rapide, la politica italiana si trova invece impantanata in uno stallo imprevisto.

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In un’estate che sembrava promettere risoluzioni rapide, la politica italiana si trova invece impantanata in uno stallo imprevisto.

Rai: nomine, inciuci, poltrone e campo largo nell’afa agostana. Protagonisti di questa vicenda sono Forza Italia e la Lega. Che, in un’alleanza inedita, si sono schierati contro Fratelli d’Italia, generando una paralisi che ha investito direttamente la Rai.

Le decisioni cruciali, che avrebbero dovuto delineare il futuro della televisione pubblica, sono state rimandate a settembre. In attesa che il Parlamento riprenda la sua attività.

Il tanto atteso incontro tra la Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, e i suoi vice, Matteo Salvini e Antonio Tajani, che avrebbe dovuto chiarire le nomine ai vertici della Rai, è stato disatteso. Un vertice che doveva sancire l’accordo sui “top jobs” della televisione di Stato si è trasformato in un nulla di fatto, rimandando ogni decisione al prossimo mese. Domani, i tre leader si ritroveranno per il Consiglio dei Ministri, ma le questioni spinose relative alla Rai non verranno affrontate fino alla riapertura dei lavori parlamentari.

Giampaolo Rossi uomo di Fratelli d’Italia

L’obiettivo di Fratelli d’Italia era chiaro: incoronare Giampaolo Rossi, attuale direttore generale, come amministratore delegato. Tuttavia, la manovra ha incontrato ostacoli insormontabili, dovuti alle resistenze di Forza Italia e Lega. Forza Italia, infatti, ha rifiutato l’idea che Meloni potesse designare Rossi senza prima permettere alla Commissione di Vigilanza di votare la presidente in pectore, Simona Agnes, una figura sostenuta fortemente da Tajani. I tempi, però, erano troppo stretti per convocare la bicamerale prima di Ferragosto, bloccando così l’avanzamento della nomina.

Salvini, dal canto suo, non ha ancora ricevuto le garanzie che cercava sulla poltrona di direttore generale, un ruolo che la Lega considera imprescindibile.

Le trattative sono ancora in corso, ma i nomi in gioco – tra cui l’attuale amministratore delegato uscente, Roberto Sergio, e dirigenti leghisti come Marcello Ciannamea o Maurizio Fattaccio – non hanno ancora trovato un accordo definitivo. Anche l’alternativa proposta dalla Lega, ovvero la direzione degli Approfondimenti attualmente nelle mani di Paolo Corsini, non sembra essere un’opzione gradita a Fratelli d’Italia, che ha deciso di mantenere saldo il controllo.

Così, Meloni ha preferito rimandare la questione, consapevole che senza i quattro voti dell’opposizione necessari in Vigilanza, la situazione resta in stallo. Italia Viva, che avrebbe potuto fornire due di questi voti, si è tirata indietro, mentre la Svp si è mostrata disponibile a trattare, ma non è sufficiente. Nel frattempo, in Forza Italia si spera di convincere Mariastella Gelmini, ora in Azione, a tornare nei ranghi, ipotesi che però da Azione viene prontamente respinta come “illazioni pure”.

Dipendenti Rai in affanno e sciopero del 23 settembre

Intanto, i dipendenti Rai vivono giorni di incertezza e tensione, con i principali sindacati che hanno proclamato uno sciopero per il 23 settembre. L’attesa per il prossimo Consiglio dei Ministri è carica di aspettative: si parla di un decreto omnibus, con la rottamazione delle cartelle esattoriali, ma i nervi restano tesi in maggioranza.

Nel frattempo, Forza Italia si trova a fronteggiare una crisi interna, con la commissione Ambiente del Senato teatro di un aspro scontro. Il disegno di legge sulla “Rigenerazione Urbana”, ribattezzato dal Partito Democratico come “Salva Casa 4.0”, ha visto esplodere le tensioni quando il senatore forzista Mario Occhiuto ha inviato una lettera al vetriolo contro i suoi stessi colleghi, accusando il capogruppo Maurizio Gasparri di aver presentato un testo “confuso, mal strutturato e privo di visione”. Occhiuto ha poi criticato la proposta di governance centralizzata sotto il Ministero delle Infrastrutture, sostenendo che rischia di entrare in conflitto con le competenze locali.

Tutte queste tensioni sono ormai di dominio pubblico, con la missiva di Occhiuto giunta fino alle opposizioni, pronte a sfruttare ogni debolezza della maggioranza. La partita sulla Rai e sul ddl “Rigenerazione Urbana” è tutt’altro che chiusa, e l’autunno politico si preannuncia infuocato.

Il ricompattamento del campo largo per le poltrone Rai

E in un clima già teso, i capigruppo dei diversi partiti di opposizione, riuniti in Commissione di Vigilanza Rai, hanno deciso di lanciare un avvertimento compatto e deciso al Governo guidato da Giorgia Meloni.

Attraverso una nota congiunta, firmata da esponenti di spicco come Stefano Graziano del Partito Democratico, Dario Carotenuto del Movimento 5 Stelle, Maria Elena Boschi di Italia Viva, Angelo Bonelli e Giuseppe De Cristofaro di Alleanza Verdi e Sinistra, e Maria Stella Gelmini di Azione, le opposizioni hanno espresso con fermezza il loro disappunto per il rinvio della votazione parlamentare dei quattro membri del Consiglio di Amministrazione della Rai, posticipata a dopo la pausa estiva.

In questo messaggio corale, le forze di minoranza hanno voluto sottolineare l’urgenza di un ripensamento da parte della maggioranza. “Nel prendere atto del rinvio a dopo la pausa estiva della votazione del Parlamento dei quattro membri del Consiglio di Amministrazione della Rai, facciamo un appello alle forze di governo a riflettere sul da farsi. Appare evidente l’impasse sull’assetto dei nuovi vertici di viale Mazzini. Come forze di opposizione invitiamo la maggioranza a lavorare sin da subito alla riforma della governance aziendale,” recita il documento.

Rai conquistata dal governo Meloni: preso anche il Cda

La situazione che si è venuta a creare in viale Mazzini, sede storica della Rai, è sintomatica di un’impasse più profonda all’interno della maggioranza di governo. E dove le tensioni tra i partiti che sostengono l’esecutivo Meloni sembrano aver raggiunto un punto di non ritorno. Con le nomine ai vertici della televisione pubblica in bilico, le opposizioni intravedono un’opportunità per mettere sotto pressione il governo, chiedendo una revisione complessiva delle modalità di gestione dell’azienda.

La decisione di firmare congiuntamente questa nota rappresenta non solo un gesto di unità strategica tra partiti spesso in disaccordo su molteplici fronti, ma anche un tentativo di indirizzare il dibattito politico verso una riforma che possa garantire maggiore indipendenza e trasparenza nella governance della Rai.

Il messaggio rivolto al governo è chiaro: l’attuale paralisi non può continuare e le forze politiche devono trovare un punto d’incontro per superare l’attuale stallo. Per le opposizioni, questo è il momento di agire con determinazione, proponendo un modello di governance che eviti le ingerenze politiche e restituisca alla Rai il ruolo centrale che le spetta nel panorama mediatico nazionale.

In attesa di vedere quale sarà la risposta della maggioranza a questa iniziativa, appare evidente che la battaglia per il controllo della Rai è destinata a diventare uno dei temi caldi del prossimo autunno politico. Le opposizioni hanno già lanciato il guanto di sfida, e ora resta da vedere come il governo Meloni intenderà raccoglierlo.

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