L’obiettivo dell’amministratore delegato è quello di creare un’unica newsroom in modo da dare centralità ai contenuti riducendo il potere dei partiti. Lega e Fratelli d’Italia, però, non sono d’accordo e annunciano battaglia.
Passati i tempi in cui Salvini, Meloni e Di Maio dicevano di non volere una Rai lottizzata. Oggi, nel nome non si capisce bene di quale pluralismo, la maggioranza si sta scannando per occupare tutto l’occupabile dell’azienda di Stato. La discussione è concentrata sul nuovo piano industriale Rai proposto dall’ad Fabrizio Salini con lo scopo di rivoluzionare l’organizzazione e l’informazione della tv pubblica. Piano sponsorizzato dai 5 stelle ma non visto di buon occhio da Salvini e Meloni orientati a una bocciatura del piano firmato dall’ad.
Il piano che almeno nelle intenzioni si ripromette di diminuire l’influenza della politica sulla Rai, si fonda essenzialmente su due pilastri: centralità dei contenuti e newsroom unica. Quanto al primo, da una struttura essenzialmente verticale – basata su una gerarchia piramidale che considera i direttori di rete (nominati dai partiti di governo) come padroni assoluti dell’intera programmazione sui canali – si passerebbe a una struttura orizzontale divisa per temi, ciascuno con un proprio responsabile: i cosiddetti direttori di contenuto. Verrebbero cioè introdotte otto nuove figure di vertice, tanti quanti sono i temi individuati (dall’intrattenimento prime-time a quello day-time e culturale, fino a fiction e documentari) sovraordinate ai direttori di rete. I quali dovranno cedere sia la gestione del budget, sia la definizione dell’offerta. Ossia tutto il potere decisionale fin qui esercitato. Che verrà perciò frammentato e distribuito fra più persone.
Le manovre politiche hanno stoppato la trattativa su un eventuale ritorno di Santoro. Inoltre se passasse il Piano Salini, Teresa De Santis, prima donna direttore di Raiuno, cresciuta nel Manifesto e ora ai vertici di viale Mazzini in quota Salvini, non potrebbe più scegliere da sola se far condurre a Maria Giovanna Maglie la striscia di approfondimento post-Tg1 delle 20, al momento congelata. Il progetto di Salini, infatti, prevederebbe, per loro, il “coordinamento dei palinsesti e la valorizzazione dei prodotti”. Dunque senza mettere bocca nelle ospitate tv di personaggi graditi al governo.
Altro obiettivo di Salini è quello di colmare, con la “Piattaforma multimediale unica”, il gap digitale della Rai e andare incontro alle abitudini di consumo d’informazione sempre più spostata su social e telefonini. Un sito completamente uovo in cui confluiranno tutte le testate del servizio pubblico: sia il vecchio portale di Rainews24, sia quelli dei vari Tg (Uno, Due, Tre, Regionali) che ora si muovono in ordine sparso.
Il progetto dell’ad è quello di riformare anche i telegiornali, costituendo una newsroom unica sulla scia di quanto già accade in tutta Europa. Il modello prevede infatti che i marchi restino in campo (Tg1, Tg2, Tg3, eccetera), ma la struttura dovrà essere unificata. E, ovviamente, i direttori dei Tg si sono lamentati, a partire dal salviniano Gennaro Sangiuliano. Intanto la Lega vorrebbe sostituire anche il direttore di Rai3 Stefano Coletta con uno più amico.