Il potere logora, certo, ma chi non ce l’ha. E sappiamo bene come una forza che si definiva anti-sistema si sia rivelata il peggior esempio di inciuci e spargimenti di poltrone. Ovviamente parlaimo del Movimento 5 stelle. O di quello che ne è rimasto.
E proprio la “lobby” a 5 stelle porta in trionfo ancora una volta un nome già conosciuto.
Claudia Mazzola conquista l’ennesima promozione in Rai. Come ricorda il segretario della Vigilanza Rai Michele Anzaldi, in 3 anni l’ex giornalista del Tg1 “è riuscita nel prodigio di effettuare un quadruplo scatto di carriera, un vero record che non ha eguali neanche nella Rai iperpoliticizzata”.
Nel 2018 il Movimento 5 Stelle voleva nominarla nel Cda Rai, tanto da sottoporla ad una votazione su Rousseau. La Mazzola ha comunque fatto una carriera di tutto rispetto. “Da quando il Movimento 5 stelle amministra la Rai con Salini, nominato dal governo gialloverde, Mazzola è stata prima promossa da redattore ordinario a caposervizio, poi è diventata vice caporedattore, poi caporedattore per essere nominata a capo dell’ufficio stampa (nel governo Conte I, ndr) e ora addirittura direttore dell’Ufficio Studi, quando in Rai ci sono già decine di direttori senza incarico”, ricorda ancora Anzaldi.
Una nomina che arriva con un timing quantomeno sospetto: tra poche settimane andrà a scadenza l’amministratore delegato Rai Fabrizio Salini.
Per il segretario della Vigilanza Rai la nomina di Mazzola, da 20 anni giornalista Rai al posto di Andrea Montanari, passato a fare il direttore di Rai Radio 3, è uno “scandalo senza precedenti”. Il Movimento 5 Stelle “lottizza barbaramente fino all’ultimo secondo”. Il deputato renziano ricorda anche come la Mazzola abbia in realtà una doppia poltrona grazie ai grillini, con la nomina a presidente dell’Auditorium di Roma decisa dalla giunta di Virginia Raggi.
La promozione
Dopo l’abbuffata di direttori di reti e di testate, che M5S e Lega si sono spartiti con geometrica precisione dopo mesi di stallo e di tensione, tra Natale e capodanno 2018, il M5S nominò la Mazzola all’ufficio stampa Rai. E proprio la Mazzola era, già all’epoca, una vecchia conoscenza. Fu pescata in una terna il 22 dicembre dall’ad Fabrizio Salini, a sua volta voluto dal vicepremier Di Maio.
Classe 1971, la cronista del Tg1 ha seguito fin dagli esordi il Movimento. A giugno dello stesso anno la Mazzola manda il suo curriculum sia alla Camera sia al Senato. Obiettivo: farsi eleggere in cda. Finisce, guarda caso, insieme ad altri 4 candidati fra le centinaia in corsa, nella rosa ristretta dei nomi graditi ai 5S da votare sulla piattaforma Rousseau. Ma va male. Ed è costretta a ripiegare.
Il primo ottobre passa alla Direzione Comunicazione guidata da Giovanni Parapini come responsabile del think tank per le relazioni esterne e istituzionali. E lì guadagna la sua prima promozione: caposervizio con relativo aumento di stipendio. Neanche tre mesi dopo, il nuovo gallone che vale una carriera: capo ufficio stampa Rai in qualità di caporedattore al doppio di quanto guadagnato da cronista. Una carriera fulminante che tuttavia Parapini, chiamato in Rai dall’ex dg Campo Dall’Orto, smentisce sia per meriti politici: “È brava, conosce tre lingue, sono stato io a segnalarla a Salini, ma nessuno mi ha fatto pressioni”.
“Da redattore ordinario ha fatto 3 scatti in 3 mesi come neanche ai tempi della Rai di Berlusconi”, tuonava, già all’epoca, il deputato dem Michele Anzaldi. “È un insulto a dipendenti e dirigenti in attesa di promozione per meriti professionali e non per lottizzazione politica”.