Rai, eletti i nuovi membri del CDA: scontro tra opposizioni e accuse di Boschi a Conte
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Giovedì 26 settembre, la Camera dei Deputati e il Senato hanno eletto quattro membri del nuovo Consiglio di Amministrazione (CDA) della Rai, in rappresentanza di alcuni partiti presenti in Parlamento, una prassi comunemente definita “in quota” nel linguaggio politico.

Rai, eletti i nuovi membri del CDA: scontro tra opposizioni e accuse di Boschi a Conte. La Camera ha nominato come consiglieri Federica Frangi, espressione di Fratelli d’Italia, e Roberto Natale, in rappresentanza di Alleanza Verdi-Sinistra. Il Senato, invece, ha eletto Antonio Marano, per la Lega, e Alessandro Di Majo, in quota Movimento 5 Stelle, che faceva già parte del precedente CDA. Come da tradizione, due dei consiglieri rappresentano i partiti di maggioranza a sostegno del governo Meloni, mentre gli altri due appartengono a partiti di opposizione.

Pd, Iv e Az non hanno partecipato al voto

I parlamentari del Partito Democratico, Italia Viva e Azione non hanno partecipato al voto, sostenendo che sarebbe necessario prima riformare l’intera gestione della Rai prima di procedere con nuove nomine. Questa scelta ha permesso al Movimento 5 Stelle e ad Alleanza Verdi-Sinistra di trovare un accordo per eleggere un proprio consigliere ciascuno. Giuseppe Conte, presidente del Movimento 5 Stelle, ha difeso la partecipazione del suo partito al voto affermando: «Il CDA di un servizio pubblico deve essere assolutamente presidiato dalle forze di opposizione».

Sono 42 i consiglieri eletti dall’introduzione della “Legge Gasparri”

Dal 2005, anno in cui è stata introdotta la “legge Gasparri”, la Rai ha visto l’elezione di 42 consiglieri dal Parlamento, compresi i quattro recenti. La legge Gasparri ha modificato le regole per la composizione del CDA della Rai, una normativa successivamente riformata nel 2015 sotto il governo di Matteo Renzi. Con l’elezione di Federica Frangi, Fratelli d’Italia conta ora due consiglieri nel CDA. Il primo, Giampaolo Rossi, attuale direttore generale della Rai, fu eletto nel 2018. Il Movimento 5 Stelle, grazie alla nomina di Di Majo, arriva a tre consiglieri in totale. Per quanto riguarda la Lega, il partito ha espresso cinque consiglieri dal 2005, incluso Antonio Marano, mentre Roberto Natale è il primo consigliere espressione di Alleanza Verdi-Sinistra a entrare nel CDA.

I compiti del Cda

Il CDA della Rai ha diversi compiti, tra cui l’approvazione del bilancio, del piano industriale e editoriale, e la nomina dell’amministratore delegato. Secondo le leggi attuali, il CDA è composto da sette membri: due nominati dal Consiglio dei ministri, due eletti dalla Camera, due dal Senato, e uno dai dipendenti Rai. Prima del 2015, con la legge Gasparri, i membri erano nove.

Boschi: “Non sorprende l’accordo di Conte sulla Rai”

Maria Elena Boschi, deputata di Italia Viva, ha spiegato in un’intervista a “Il Foglio” la decisione di non partecipare al voto per il rinnovo del CDA della Rai, dichiarando: “Abbiamo scelto di mantenere una linea condivisa con il PD e continueremo a farlo. Altri partiti di opposizione, dopo settimane di posizione unitaria, si sono distaccati per votare i propri candidati nel CDA. Questo chiarisce al PD chi è affidabile e chi no”. Riferendosi a Giuseppe Conte e all’accordo del Movimento 5 Stelle, Boschi ha affermato: “Non mi sorprende l’accordo di Conte sulla Rai. Lo hanno già fatto con la presidenza della Vigilanza e su altre nomine. Travaglio, il più grande sponsor di Meloni, ha tutto l’interesse a mantenere questi rapporti per vendere i programmi de ‘Il Fatto Quotidiano’ alla Rai”. Boschi ha poi aggiunto: “Il governo si mostrerà molto riconoscente verso i grillini per il loro sostegno sulla Rai. Noi siamo stati coerenti e corretti, mentre Conte ha sempre trattato con Meloni per i suoi interessi. Noi lavoriamo per costruire un’alternativa, mentre altri fanno accordi con Meloni”.

Boschi ha poi concluso l’intervista con una riflessione sulle future alleanze politiche: “Se si vuole vincere la prossima volta, è necessario scegliere una linea più vicina a quella di Schlein piuttosto che a quella di Letta”.

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