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Rai: ecco come dipendenti e albergatori truffavano l’ente pubblico sui rimborsi

Rai Cavallo
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Scontrini, fatture e note spese gonfiate a dismisura. Circa cinquanta le persone indagate dalla Procura di Roma tra dipendenti Rai, operai e manager, ma anche albergatori e ristoratori compiacenti, per una truffa da circa 100mila euro ai danni del servizio pubblico radiotelevisivo. 

Nel mirino degli inquirenti, come riporta Il Messaggero e conferma Il Giornale, ci sono le note spese delle trasferte delle edizioni del Festival dal 2013 al 2015 ma anche per la Milano-Sanremo, una delle più importanti gare ciclistiche internazionali.

Rimborsi gonfiati

Le persone finite sotto inchiesta avevano messo a frutto una serie di escamotage per gonfiare i rimborsi. I dipendenti Rai avrebbero dormito in camera insieme ma poi, con la complicità degli albergatori, si facevano rimborsare il costo di due stanze. Poi ci sono cene pagate 10 o 20 euro ma fatturate con conti da 30, il tetto massimo di spesa per pasto consentito dalla Rai.

Il doppio guadagno per gli albergatori

Un sistema collaudato e sfruttato anche da ristoratori e albergatori compiacenti. Le stanze pagate dalla Rai erano, in realtà, libere e potevano essere rivendute ad altri ospiti. L’incasso così era doppio.

L’esposto

L’indagine è scattata in seguito a un esposto anonimo arrivato alla Guardia di finanza di Imperia. Le fiamme gialle, dopo i primi accertamenti, avevano scoperto che il raggiro era consistente. Con gli elementi raccolti, il caso è stato inviato ai colleghi romani e alla procura di Roma. Le indagini sono condotte dal pm Alberto Pioletti che sta notificando in questi giorni gli avvisi di garanzia per gli interessati.

Metodo standardizzato

Il pm si è accorto che la truffa era un modus operandi consolidato e coinvolgeva numerose persone. Inoltre, nell’informativa della Finanza di Imperia si legge anche che alcuni indagati avrebbero fatto anche di più prendendo una sorta di stecca dagli albergatori ‘’amici’’: 20 euro al giorno per liberare una delle stanze già pagate dall’azienda di Stato, consentendo così all’hotel di affittare il posto rimasto vuoto. 

Il capo d’imputazione

Il dipendente dell’azienda di Stato “in missione in occasione del Festival in concorso con l’albergatore di turno, avrebbero agito ‘con artifici e raggiri’ – si legge nell’atto d’accusa. Il titolare dell’hotel convenzionato con la Rai avrebbe stampato una fattura su carta intestata dell’albergo, ma incompleta, perché prodotta senza ultimare la procedura di emissione. In questo modo, la fattura in questione era priva di valore contabile”.

Le fatture

Il pm specifica che dalla contabilità della struttura ricettiva risultava “che fatture con lo stesso numero progressivo erano state emesse in favore di soggetti diversi”. Il dipendente Rai, poi, presentava quel documento contraffatto negli uffici preposti dell’ente per attivare le procedure di rimborso, ”procurandosi un ingiusto profitto”

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