“Fino a due anni fa sono venuti a convincermi a parlare. Quando stavo nel carcere di Carinola mi proposero di andare in una villetta con mia moglie per fare l’amore con lei ma io non ho voluto. Non volevo far arrestare qualcuno per stare con Immacolata, non l’avrei mai accettato.”
Così Raffaele Cutolo, il boss di Ottaviano autore di omicidi con numerosi ergastoli alle spalle ha parlato in un’intervista pubblicata oggi su Il Mattino. L’ex capo della Nuova Camorra organizzata, che si contrapponeva ai clan della Nuova Famiglia in una guerra che all’inizio degli anni ’80 fece migliaia di morti, è stato raggiunto in carcere a Parma.
“Seppi da uno dei componenti della banda della Magliana, un tale Nicolino Selis, il covo dove era nascosto lo statista, e lo feci sapere ad Antonio Gava che però mi mandò a dire: don Rafè fatevi i fatti vostri” ha raccontato Cutolo a proposito del caso Moro. Poi ha raccontato dei dettagli riguardo il suo ruolo nella trattativa per il rilascio dell’ex assessore regionale Ciro Cirillo, rapito dalle Br.
“Ho seminato odio e morte ed è giusto che paghi – dice ancora Cutolo – ma che significa ridurmi in questo stato? Adesso aspetto la morte”. “La prossima volta che mia figlia verrà a trovarmi sarà l’ultima in cui potrò stare accanto a lei e abbracciarla. Poi quando avrà 12 anni e un giorno si dovrà accomodare dall’altra parte del vetro”.
Poi ai giovani ha detto che “Non c’è futuro per la camorra. Questi sparano nel mucchio, colpiscono persone e bambini che non c’entrano niente, noi invece andavamo mirati su una persona. Certo era sbagliato anche quello, ma almeno non colpivamo a casaccio, oggi non si capisce più niente […]. Non è meglio mangiare una bistecca fuori invece che qui dentro? Io ho fatto tanto male ed è giusto che resti qui dentro. Avevo un mio ideale ma quello che ho fatto è sbagliato”.
Dunque, per rompere definitivamente con quel passato l’unica via è proprio quella della collaborazione con la giustizia, denunciando non solo i propri crimini ma anche quelli dei suoi sodali.
L’intervista, però, non è piaciuta al ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede che ha dichiarato: “L’intervista di Raffaele Cutolo a ‘Il Mattino’ non è mai stata autorizzata dal Ministero. Si sta procedendo alla ricostruzione della catena di responsabilità che ha portato a questo fatto increscioso e si prospettano provvedimenti esemplari”. Sull’intervista è intervenuto anche il Presidente della Commissione Parlamentare antimafia Nicola Morra: “Sono assolutamente sconcertato da come possa il principale quotidiano di Napoli e del Mezzogiorno d’Italia, che ben conosce la sanguinosa storia di Raffaele Cutolo, titolare una sua intervista: ‘Io non tradisco’. Un giornale ha un dovere morale ed etico fondamentale per la sua comunità. Tale dovere non è certo quello di lanciare messaggi in codice ad un’intera città ed oltre. Mi chiedo se il direttore e il giornalista che ha realizzato l’intervista si rendano conto della differenza tra informare e dare spazio ai messaggi ‘mafiosi’ di Cutolo. Trovo offensivo il passaggio in cui si sostiene che lo Stato si accanisca contro di lui riducendolo in chissà quale stato di privazione. Lo Stato rispetta i diritti di tutti i detenuti, anche dei peggiori mafiosi, ed il 41 bis è dovuto per le centinaia di morti che la Nuova Camorra Organizzata di Cutolo ha fatto. Lo Stato non dimentica, fa giustizia. Lo dobbiamo, fra l’altro, per il rispetto dovuto ai tanti, troppi giornalisti minacciati ed uccisi in questo Paese per aver sfidato le mafie“.