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Quella casa comprata da Pignatone: i giudici tornano a indagare

Quella casa comprata da Pignatone: i giudici tornano a indagare

A Caltanissetta, un'atmosfera di sorpresa e sconcerto circonda la notizia che due figure di spicco nella lotta alla mafia, Gioacchino Natoli e Giuseppe Pignatone, sono ora sotto inchiesta per un'accusa gravissima: favoreggiamento nei confronti di Cosa Nostra.

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A Caltanissetta, un’atmosfera di sorpresa e sconcerto circonda la notizia che due figure di spicco nella lotta alla mafia, Gioacchino Natoli e Giuseppe Pignatone, sono ora sotto inchiesta per un’accusa gravissima: favoreggiamento nei confronti di Cosa Nostra.

Quella casa comprata da Pignatone: i giudici tornano a indagare. Secondo le indagini della Procura di Caltanissetta, i due magistrati avrebbero avuto un ruolo attivo – Pignatone come “istigatore” e Natoli come “esecutore materiale” – nell’occultamento di un’indagine cruciale del 1991. Questa indagine riguardava i rapporti tra i boss mafiosi Giuseppe Buscemi e Francesco Bonura e i dirigenti del gruppo Ferruzzi, all’epoca guidato da Raul Gardini.

Pignatone, l’ex procuratore indagato a Caltanissetta: “Favoreggiamento ai boss”

L’accusa ha suscitato immediatamente reazioni contrastanti all’interno della comunità antimafia. Da un lato, figure come Maria Falcone, così come il gruppo di magistrati affiliati al Movimento per la Giustizia e i parlamentari del Partito Democratico in commissione antimafia, hanno espresso pieno sostegno a Natoli. Dall’altro lato, molti magistrati hanno manifestato solidarietà nei confronti di Giuseppe Pignatone, ricordando il suo lungo curriculum di successi nella lotta alla criminalità organizzata.

Un elemento chiave di questa vicenda riguarda proprio i legami con i boss mafiosi.

Negli anni ’90, Pignatone, allora procuratore aggiunto di Palermo, si distinse per un’importante operazione che portò alla confisca di beni appartenenti ai Buscemi, boss di Passo di Rigano. Questa azione sembrava consolidare ulteriormente il suo impegno nella lotta alla mafia. Un impegno che, negli anni precedenti, era stato messo in discussione da un’altra indagine per corruzione a Caltanissetta, in cui era coinvolto anche l’ex procuratore Pietro Giammanco. Tuttavia, questa accusa fu archiviata dal giudice Gilda Forte.

Le accuse contro Pignatone erano in parte basate sulle dichiarazioni del pentito Giovanni Brusca. Il quale sosteneva che Totò Riina, capo indiscusso di Cosa Nostra, si lamentava del fatto che i fratelli Buscemi avessero un “rapporto privilegiato” con Pignatone, rapporto che non veniva condiviso con l’organizzazione mafiosa nel suo complesso. Tuttavia, queste dichiarazioni non trovarono conferma durante le indagini.

Un’altra testimonianza, proveniente dal pentito Salvatore Cancemi, riguardava un presunto regalo di un immobile a Pignatone.

Questa accusa portò a un’altra archiviazione nel 1995. Si scoprì che l’immobile era stato regolarmente acquistato dalla moglie di Pignatone nel 1980, con il pagamento documentato attraverso assegni. L’acquisto era avvenuto dalla società Immobiliare Raffaello, i cui soci includevano alcuni noti personaggi legati a Cosa Nostra.

Ora, la Procura di Caltanissetta e la Guardia di Finanza stanno riesaminando l’acquisto di quell’immobile, sollevando nuove domande e incertezze sul passato di questi due magistrati. La vicenda, che mette in discussione l’integrità di figure storiche dell’antimafia, rischia di scuotere profondamente la fiducia nel sistema giudiziario italiano e di aprire una nuova, delicata pagina nella lotta alla criminalità organizzata.

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