«Come asserragliato nel bunker fatto ormai di niente, Di Pietro pensa di eliminare il dissenso interno, con scelte illegittime e antidemocratiche, commissariando tutto il partito e nominando commissari se stesso o suoi più fidati pretoriani».
Lo dichiarano Felice Belisario, Carlo Costantini e Leoluca Orlando da tempo molto critici nei confronti della linea seguita da Di Pietro.
Ormai il partito si sta sgretolando e anche i fedelissimi dell’ex pm di Mani Pulite contestano i metodi. La dimostrazione è proprio la nota di quest’oggi che arriva da tre esponenti di peso dell’Idv: Bellisario dal 2008 fino alla scorsa legislatura era capogruppo al Senato, Costantini oltre ad essere capogruppo in Consigliere regionale dell’Abruzzo nei mesi scorsi era stato nominato proprio da Di Pietro commissario regionale nel Lazio dopo il caso Mariuccio, indagato per aver distratto dalle casse del partito circa 700 mila euro. Poi c’è Orlando, sindaco di Palermo e coordinatore nazionale del partito. Dal 28 al 30 giugno si terrà il Congresso straordinario (Di Pietro si presenterà come presidente dimissionario) e da lì dovrà certamente uscire una risposta sul futuro di questa barca andata a picco.
Secondo i tre da presidente dimissionario, Tonino starebbe continuando a demolire l’IdV «ridotta ormai ad un cumulo di macerie, mortificando ogni possibilità che il superamento dell’attuale fase possa essere l’effetto di un confronto democratico, piuttosto che la conseguenza di scelte ancora una volta padronali ed autoconservative».
«Con il paradosso – proseguono – che tutto questo accade mentre il partito a tutti i livelli continua a subire mortificazioni dagli elettori ed il penoso isolamento dai partner della coalizione di centrosinistra»
«Noi, che a differenza di altri non rinneghiamo le nostre scelte e la nostra storia, ci sentiamo estranei ad un processo che nasce e si sviluppa per escludere; mentre i cittadini, a cui intendiamo rivolgerci superando gli apparati, ci dimostrano – concludono Belisario, Costantini e Orlando – ogni giorno di più che la vera sfida è nella generosità e nella capacità di allargare il proprio orizzonte individuale».
Ma anche i tre vengono a loro volta contestati in rete. Alberto Di Croce, esponente del partito di Teramo, sostiene che questa fine fosse ovvia da anni, «l’ Idv è sempre stata così, non si è mai fatto un congresso normale, ci sono stati sempre dei nominati dall’alto, così è stato a Teramo e provincia così come in tutta Italia, Di Pietro è così, IDV è finito da tempo, mi meraviglia caso mai la nota dei tre rappresentanti Costantini, Belisario e Orlando, anche perché fu proprio lo stesso Orlando a candidare Scilipoti, è finita facciamocene una ragione, Ingroia poteva avere ancora un seguito, ma forse per via dei rimborsi elettorali si è voluto allontanare definitivamente. Di Pietro va alla sostanza il resto inutile. peccato averci creduto alla diversità, forse report della Gabanelli aveva ragione nella sostanza».
«Sono nell’Idv dall’inizio», fa notare Roberto Nacci, «e la democrazia non c’e’ mai stata: qualche buontempone se ne accorge adesso».
Anche Biagio Elefante, membro del coordinamento regionale pugliese poi commissariato non risparmia critiche e nel blog di Costantini scrive: «Proprio voi quali membri della presidenza nazionale avete seguito e appoggiato omertosamente Di Pietro in tutti i commissariamenti ed espulsioni fasciste contro le persone per bene, i veri militanti e dirigenti che si ribellavano alla totale udeurizzazione e clientelarizzazione e feudalizzazione del partito. Ora subite voi quel che molti altri hanno subito per anni durante i quali avete sguazzato nella barbarie feudale di Di Pietro.La vostra è solo una guerra per bande fra baroni. Nessuno vi appoggerà tranne i vostri servitori e portinai, se ancora ne avete e potete “stipendiarli”»