Per Matteo Salvini la lotta all’illegalità, lo ripete da tempo, è ormai priorità. Sono stati sgomberati centri sociali e strutture che ospitavano immigrati ma, ad oggi, dopo un tentativo di sgombero della Guardia di finanza, della questione non si è saputo più nulla.
La sede del partito si trova a Roma in un palazzo di sei piani che appartiene allo Stato. Gli esponenti di estrema destra hanno occupato lo stabile dal 2003. Un tentativo di sgombero c’è stato a ottobre 2018 ma i militanti bloccarono il blitz dei finanzieri nella sede di via Napoleone III a Roma, perché minacciati con un “Se entrate sarà un bagno di sangue”.
“In realtà il colonnello Pietro Sorbello chiedeva solo di poter eseguire il mandato della procura regionale della Corte dei Conti che, per quantificare lo spreco di questi anni, ha avviato una serie di approfondimenti, alcuni dei quali, come è ovvio, da eseguire all’interno dello stesso edificio. All’ultimo momento però qualcuno del movimento avrebbe cambiato idea e i militanti di Casapound fra cui Mauro Antonini avrebbero intimato l’alt alla finanza minacciando di ricorrere alla violenza” raccontò il Corriere.
Per capire come stanno le cose Filippo Roma delle Iene è andato a chiedere spiegazioni a Davide Di Stefano, responsabile romano di CasaPound. Paolo Berizzi di Repubblica, spiega che “i nuovi fascisti” hanno 300 denunciati dal 2011 al 2016 e un vasto curriculum di raid violenti. In più di 15 anni, in un’area dove gli affitti costano molto, CasaPound non ha mai pagato un euro allo Stato. Non pagate, inoltre, nemmeno le bollette. Sul tema Gianluca Iannone, presidente e fondatore del partito, replica: “Aspettiamo ‘e guardie”.
Liberare la struttura sarebbe di competenza del ministero dell’Interno Matteo Salvini, che ha lanciato di recente una stretta proprio contro le occupazioni abusive. “Tutte le occupazioni abusive verranno sanate”, detto Salvini intercettato da Roma. “Prima però ci occuperemo dei palazzi pericolanti”. Ora però il Consiglio comunale di Roma ha chiesto lo sgombero immediato di quello di CasaPound. Sarà la volta buona?
L’immobile, secondo la visura catastale, possiede circa 60 vani in cui abitano e hanno abitato:
Simone Di Stefano, segretario di Casapound
Davide Di Stefano, responsabile di Casapound Roma e fratello di Simone Di Stefano
Gianluca Iannone, fondatore di Caspound
Maria Bambina Crognale, ex-moglie di Iannone.
L’immobile è di proprietà dello Stato, ovvero dell’Agenzia del Demanio. “I mancati introiti, secondo la Corte dei conti, ammontano a 300mila euro l’anno che per 15 anni fanno 4milioni e mezzo di euro” spiega Berizzi.
Il direttore dell’Agenzia del demanio sull’argomento è chiaro:”Io cosa ho fatto riguardo l’immobile non devo dirlo a lei” ha detto alle Iene.
L’unico ad aver chiesto conto agli occupanti dello stabile è Acea, il gestore di acqua, gas e luce del Comune di Roma che ha chiesto, con un atto di pignoramento, oltre 200mila euro per spese di bollette non pagate proprio al legale rappresentante del movimento Iannone. Legale rappresentante che precisa di essere “un valore aggiunto per tutta la città” e di non capire “il motivo del contendere”.
Intanto in memoria rimane la foto in cui, qualche tempo fa, Salvini era a cena con gli esponenti di Casapound. E anche il discorso di Di Stefano quando disse di “essere d’accordo completamente con le idee di Salvini.
Ora il Consiglio comunale di Roma ha chiesto lo sgombero immediato di quello di CasaPound. Vedremo.