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La parola d’ordine in campagna elettorale è stata: sicurezza. Una richiesta che, proprio secondo l’attuale presidente di Regione, è arrivata a gran voce “dagli uomini e le donne onesti e perbene che abitano il quartiere di Rancitelli a Pescara”. E, anzi, nella passeggiata per la raccolta voti, il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, si è spinto persino a dire che “bisogna andare a prendere i ragazzi sulla strada e dargli una prospettiva”. Ad oggi, però, dopo giorni dall’aggressione al giornalista Daniele Piervincenzi, né il ministro e né il governatore abruzzese, Marco Marsilio, hanno avuto tempo per tornare a Rancitelli.

di Antonio Del Furbo




Eppure Bonafede, appena dopo sul suo profilo Facebook, saputo dell’aggressione, ha scritto che “le istituzioni non devono lasciare soli questi giornalisti e devono sentire il dovere di tenere i fari puntati su queste zone in cui lo Stato è stato per troppo tempo assente!”. E perché non è tornato a dirlo a Pescara, fuori dalla campagna elettorale?

Altro grande assente è stato anche Marsilio che, come Bonafede, si è limitato a esprimere “Solidarietà” a Daniele Piervincenzi e alla troupe Rai parlando di “profondo dispiacere. Mi auguro che questo possa creare una dura reazione di tutte le istituzioni competenti per riportare la legalità in quel quartiere. Avevo visitato proprio Rancitelli durante la campagna elettorale”. Una dichiarazione, diciamo così, fotocopia di quella del ministro. Avranno lo stesso ghostwriter selezionato dalla  scuola della Casaleggio? Chissà. Una voce sommessa quella di Marsilio, a tratti spaventata, che, circondato dai suoi compagni di lista, in un’atmosfera tetra, raccontava di un palazzo in cui sono presenti delinquenti.

Argomenti che, tra l’altro, cambiano in base al periodo in cui vengono fatti. Prima della campagna elettorale Marsilio diceva di “premere sul Prefetto” per risolvere il problema. Oggi dice che si metterà a disposizione del Prefetto per capire cosa può fare la Regione. In campagna elettorale, però, come si evince dal video, Marsilio le cose da fare una volta in Regione le aveva chiare in mente. E ora cosa sarà successo?

La realtà è che della questione non se ne occuperà più nessuno e che l’ennesima aggressione sparisca nel nulla. La realtà in Abruzzo, come abbiamo più volte scritto, è che ci sono criminali legati alla ‘ndrangheta calabrese, ai clan campani che investono in strutture ed attività commerciali per riciclare denaro sporco, spaccio e traffico di stupefacenti.

Un Abruzzo “permeabile agli interessi della criminalità organizzata” come è scritto nell’ultimo rapporto della Dia. E che per renderla impermeabile non basta una passeggiata elettorale.

Di admin

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