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Processo per esposizione Croce celtica: Forconi (Fn) assolto

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L’accusa era di istigazione all’odio razziale per cui era partito il processo a carico di Marco Forconi e di altri 11 attivisti.

Oggi l’ennesima assoluzione per il coordinatore regionale di Forza Nuova che subito dopo la sentenza ha commentato:”Siamo a tre assoluzioni su tre. Mancano ancora 7 processi. Avanti così. Grazie a tutti per il sostegno, l’idea non si arresta”.

A processo erano finiti anche attivisti del teramano, del marchigiano e del chietino. La procura aveva contestato l’esposizione di una bandiera con la Croce celtica durante la presentazione del libro “Acca Larentia, quello che non è mai stato detto”. L’accusa si fondava sulla legge Mancino del 1993:“Salvo che il fatto costituisca più grave reato, è punito con la reclusione sino a tre anni chi diffonde in qualsiasi modo idee fondate sulla superiorità o sull’odio razziale o etnico, ovvero incita a commettere o commette atti di discriminazione per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi”.

La manifestazione si svolse nel 2011 per ricordare i morti ammazzati da estremisti di sinistra e forze dell’ordine di tre militanti di destra. In occasione della presentazione del libro furono esposti simboli che, secondo le forze dell’ordine, erano fuorilegge. Il successivo rapporto in procura fece aprire un fascicolo di indagini.

Meno bene è andato al simpatizzante di destra, Matteo Di Francesco. Per lui i giudici hanno deciso una condanna a venti giorni di reclusione ma con sospensione della pena e non menzione nel casellario giudiziario. Di Francesco, ascoltato ieri in aula, aveva ammesso di aver esposto personalmente la bandiera, non ritenendo di commettere alcun reato.

 

LA STRAGE DI ACCA LARENTIA

Fu una vera e propria esecuzione davanti alla sede del Movimento Sociale Italiano (Msi) di via Acca Larentia. Il fatto avvenne a Roma il 7 gennaio del 1978, in cui vennero uccisi tre giovani attivisti del Fronte della GioventùFranco BigonzettiFrancesco Ciavatta e Stefano Recchioni. I ragazzi erano davanti la sede del partito a fare volantinaggio per pubblicizzare un concerto del gruppo di musica alternativa di destra Amici del Vento. A un certo punto gli furono esplosi contro colpi di arma da fuoco da un commando di 6 persone. Bigonzetti, 20enne, fu ucciso all’istante. Altri due attivisti di destra riuscirono a entrare nella sede e a chiudere la porta blindata.Francesco Ciavatta, seppur ferito, cercò di fuggire ma fu di nuovo colpito alla schiena e morì durante il trasporto in ospedale. 

Appena si diffuse la notizia si concentrarono arrivarono molti militanti e attivisti e iniziarono tafferugli. Il capitano dei carabinieri, Edoardo Sivori, sparò ad altezza uomo colpendo in pieno Stefano Recchioni.

La strage fu rivendicata dai Nuclei Armati per il Contropotere Territoriale.

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