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Dure le parole dell’avvocato della difesa Claudio Novaro a pochi giorni dalla sentenza prevista nel pomeriggio del 27 gennaio.

Dovete fare un’operazione di empatia, tentare di vestire i panni di quei manifestanti che erano a Chiomonte il 3 luglio… nell’ambito di un movimento popolare straordinariamente ricco e forte e intelligente dal punto di vista delle strategie politiche” afferma Novaro rivolgendosi ai giudici nella sua arringa finale. I fatti sono quelli dell’estate 2011 in cui gli attivisti tentarono di rioccupare la zona della Val di Susa in cui si trova il cantiere del treno ad alta velocità. “In 35 anni di servizio non avevo mai visto niente del genere” affermava il commissario Salvatore Ferrara, della Digos di Torino, testimone al maxi processo contro 52 attivisti. I funzionari di polizia parlarono di 300 anarchici assiepati nei boschi pronti a colpire, per un totale di 8000 manifestanti. Il prefetto Manganelli, sentito alla Camera dei Deputati, sul conflitto in Valsusa, diede altre cifre: “ci siamo chiesti cosa non ha funzionato in Valsusa, non ha funzionato la prevenzione, sapevamo che sarebbero arrivati degli anarchici… ma non si poteva fare prevenzione perché stiamo parlando di 80.000 persone”

“In quei boschi non c’erano 300 anarchici assiepati e assetati di violenza – aggiunge la difesa – ma ci stavano 4-5000 persone.” L’ ispettore di polizia, Tuminaro, che si trovava alla stazione ferroviaria e aspettava l’arrivo dei treni con i manifestanti, ha un dialogo con un altro ispettore a cui dice:saranno sui 500, in gran parte anarchici, anarchici e pacifisti, per ora sono tranquilli, sono delle zecche, c’è un altro treno di zecche….”. “Sono tanti, secondo me 300 o qualcuno di più… mado’ quante zecche, tanta gente, tanta tanta… questi sono italiani, sono anarchici… col primo ne sono arrivati di più… questi sono vestiti da pagliacci “.

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Roberto Lamacchia, altro avvocato difensore dei No Tav, non ha dubbi, per lui:“è stato un processo fuori della norma”. Così come per Fabrizio Salmoni, giornalista del Tgvallesusa che ha seguito tutte le udienze del processo:“falsità evidenti, ruvida contrapposizione dei pm con imputati e difensori, provocazioni di pm e dell’avvocato di Stato, richieste pesanti sulla base di un teorema preconcetto su cui si sono cercate prove mai raggiunte ma solo rivendicate, identificazioni raffazzonate, omertà, silenzi e archiviazioni preventive sulle violenze della polizia. E poi ancora, le violazioni delle norme del Testo Unico di Polizia e delle ordinanze del Questore da parte di dirigenti sul campo e vicequestori che scatenano la soldataglia e le permettono di sfogarsi sui fermati.”

Novaro su cosa sia accaduto in quei giorni non ha dubbi:i diritti costituzionali furono messi a repentaglio dai comportamenti delle forze dell’ordine e dai loro dirigenti”.

Antonio Del Furbo

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