Prezzo petrolio e sciopero trasporti: i tir si fermano
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Oltre 70.000 i mezzi pesanti che oggi rimarranno fermi per la protesta delle imprese di autotrasporto. Trasportounito in una nota spiega che non intendono “caricarsi di ulteriori oneri finanziari per l’impossibilità a far fronte da sole agli aumenti record nel costo del carburante”.

Lo sciopero per il prezzo del petrolio è in parte rientrato. Perché, spiegano, in extremis molte società della committenza hanno riconosciuto all’autotrasporto una parte degli extra costi in tariffa. Gli aderenti alla protesta sarebbero stati – altrimenti – trecentomila.

“Ciò accade indipendentemente da qualsiasi sostegno e coordinamento – ha affermato Maurizio Longo, segretario generale di Trasportounito – fornito dalla nostra Associazione a livello nazionale”.

Lo stop della commissione di garanzia

La Commissione di garanzia per gli scioperi due giorni fa aveva bloccato l’iniziativa dell’autotrasporto proclamato per oggi. Il motivo era il mancato rispetto dell’anticipo di 25 giorni della proclamazione e per la mancanza d’indicazione di una durata. Ma Trasportounito obietta che quella di oggi è una protesta spontanea.

“Parliamo di imprenditori che per far quadrare i bilanci hanno calcolato che è più conveniente non effettuare trasporti, piuttosto che riempire i serbatoi degli autocarri senza nemmeno avere la copertura della spesa del carburante, il cui costo è schizzato a livelli insostenibili. Si tratta di una scelta individuale – ribadisce la portavoce di Ruote Libere, Cinzia Franchini – che non ha nulla a che vedere con proteste irresponsabili che abbiamo sempre condannato, ma che nasce solo dalla volontà di arginare le perdite e che anche diversi imprenditori aderenti a Ruote Libere adotteranno. Come associazione rispettiamo questa scelta e siamo vicini a tutti quegli autotrasportatori che si trovano davanti a un bivio drammatico per la loro vita lavorativa”.

“Mancato rispetto del termine di preavviso

Con una comunicazione, il commissario delegato della Commissione di garanzia per lo sciopero, Alessandro Bellavista, aveva frenato sulla possibilità di avviare la mobilitazione. L’informativa – inviata a Trasportounito-Fiap, e ai ministeri delle Infrastrutture e dell’Interno – rilevava il “mancato rispetto del termine di preavviso di 25 giorni” richiamando “l’obbligo di predeterminazione della durata dell’astensione”.

L’annuncio della protesta, nei giorni scorsi, aveva fatto temere il blocco delle merci, soprattutto dei prodotti alimentari, e dei rifornimenti di carburante. Un fatto che aveva scatenato la corsa all’acquisto di pasta, zucchero, farina, olio e riso, con file di auto alle pompe di benzina. In Sardegna alcuni supermercati sono stati svuotati interi scaffali e alcuni distributori sono rimasti temporaneamente a secco di carburante.

La reazione

“Visto che nessuna organizzazione sindacale ha proclamato alcunché, non parliamo di uno sciopero, ma di una serrata annunciata dai titolari di piccole aziende di autotrasporto – dice all’Ansa il segretario generale della Filt-Cgil Sardegna Arnaldo Boeddu – il problema del caro carburante c’è e le motivazioni della protesta sono condivisibili perché il disagio è spalmato su tutta la filiera sino ad arrivare al consumatore finale”.

“Servono soluzioni strutturali da parte del governo a partire dall’abbattimento delle accise. Inoltre in Sardegna c’è la peculiarità che tutte le merci viaggiano su gomma e quindi i rincari sono più alti. Ecco allora che la Regione può mettere in campo dei ristori che devono andare alle aziende che applicano correttamente le norme contrattuali anche in ambito di sicurezza e salute dei lavoratori”.

Un pieno 1500-2000 euro

Benzina verde e diesel hanno superato abbondantemente i due euro al litro. “Un pieno di un camion costa dai 1200 ai 1500 euro in media” hanno riferito gli autotrasportatori che continuano la manifestazione spontanea.

“È chiaro che se dei colleghi rientrano nelle spese, si chiede comunque di aderire per solidarietà. Abbiamo visto una grande solidarietà da parte di altri colleghi che si sono fermati, sottolineando la compattezza del settore, non dobbiamo perdere di vista che oltre al caro gasolio i camionisti si sono fermati perché c’è un problema reale e il governo deve intervenire non solo per calmierare i prezzi”

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