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Prestito di 25mila euro: i trucchi di Governo e banche. Rischio segnalazione al CRIF

Prestito 25mila euro: i trucchi di Governo e banche. Rischio segnalazione al CRIF
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Riguardo la decisione del Governo di affidare alle banche il compito di aiutare gli italiani con i 400 miliardi di prestiti, avevamo mosso già mosso qualche dubbio. Oggi, con un’analisi ben più approfondita, grazie ai documenti che man mano Governo e istituti di credito mettono a disposizione, ci rendiamo conto che la situazione sul prestito di 25mila euro è ben più drammatica.

Nei giorni scorsi, dopo un lunghissimo consiglio dei ministri, il Governo ha varato il decreto con cui intende assicurare la liquidità alle imprese.

Si tratta di quattrocento miliardi di garanzie: 200 per il mercato interno, “per prestiti fino al 90% garantiti dallo Stato senza limiti di fatturato, per aziende di tutti i tipi”. E altri 200 per “potenziare il mercato dell’export”. Il tutto mobilitando con un altro decreto, quello previsto in aprile, “trenta miliardi a sostegno di queste garanzie”“Quando tutto sarà finito, sarà una nuova primavera”, riferisce il capo dell’esecutivo.

Il modulo del prestito fino a 25mila euro

Il MI.SE ha pubblicato il modulo di richiesta dei prestiti fino a 25mila euro senza garanzie ovvero senza valutazione del merito creditizio previsto dal Dl Liquidità; a essere interessate sono le PMI, le persone fisiche esercenti attività di impresa, arti o professioni la cui attività è stata danneggiata dall’emergenza epidemiologica da COVID-19. Il modulo dovrà essere compilato e sottoscritto dal soggetto che richiede il finanziamento garantito e inviato alla Banca di riferimento o al Confidi, allegando un documento di riconoscimento.

I prestiti richiedibili dalle PMI, persone fisiche esercenti attività di impresa, arti o professioni devono rispettare specifiche caratteristiche:

L’importo finanziato e garantito dal Fondo in parola non può superare il 25% dell’ammontare dei ricavi del richiedente e, comunque, non superiore a € 25.000,00.

Come stanno le cose?

L’area legale di Zone d’Ombra Tv ha analizzato il modulo per richiedere il prestito che presenta numerose criticità. Non solo: rappresenta apertamente una possibile trappola. Intanto a decidere se concedere il prestito o meno è sempre e comunque l’istituto di credito al quale ci si rivolge. Alla pagina 1 emerge come la domanda costituisce una richiesta di garanzia sui finanziamenti. Ciò vuol dire che l’impresa o il professionista chiedono solo una garanzia allo Stato e non altro: questo dovrebbe di per sé già aprire gli occhi sulla reale portata della richiesta.

Ho bisogno della garanzia dello Stato per richiedere un prestito? E se così fosse: perché poi la Banca esegue un iter nel quale è sua discrezione concederlo? Se c’è la garanzia dello Stato la Banca dovrebbe concedere il prestito senza esitazione. Alla penultima riga di pag. 1 si legge che si richiede l’agevolazione sotto forma di garanzia” allo Stato. Agevolazione di una garanzia?

Quando mai si è visto un aiuto di Stato costituito da una garanzia di un prestito che l’impresa dovrà pagare con gli interessi e le commissioni e le sanzioni?

Al punto 7 si legge che il richiedente deve

È chiaro che chi ottiene il finanziamento potrà rientrare nella centrale rischi della Banca d’Italia, con tutte le conseguenze in ordine a un possibile mancato pagamento.

Al punto 8 si legge che il soggetto beneficiario finale dovrà:

Viene previsto, in sostanza, che in qualsiasi momento il Fondo di garanzia potrà verificare se la destinazione delle somme richieste rispecchi effettivamente quelle effettuata. Cosa succede nel caso in cui l’azienda dovesse riprendere a fatturare nell’arco dei 6 anni dopo aver richiesto il prestito per mancanza di liquidità. In caso di controlli eseguiti e accertati negativamente, il richiedente dovrà erogare fino a 4 volte le somme richieste.

Cosa accadrebbe in caso di contenzioso sulla interpretazione degli accertatori sulla destinazione delle somme prese in prestito?

La vera chicca è contenuta al punto 14 del modulo.

Il prestito configura sempre le stesse intenzioni del “legislatore”, evitare che vi siano, una volta terminata la pandemia, richieste di risarcimento danni nei confronti dello Stato che non ha vigilato sulla diffusione del virus.

La nota del DPCM N. 23\2020

All’articolo 2 lettera c punto 1 parla del 25% del fatturato, mentre il modulo parla di ricavi. La differenza è sostanziale perché i ricavi sono gli importi effettivamente percepiti mentre il fatturato è il complesso dei beni (in pratica non è detto che il fatturato coincida con i ricavi in quanto magari l’azienda emette una fattura che non viene saldata e quindi non fa parte dei ricavi ma solo del fatturato).

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