A Villa San Giovanni, c’è un’opera architettonica che evoca nomi poco lusinghieri: il sarcofago, il mostro, lo scatolone, il catafalco.
Ponte sullo Stretto. Non sono certo appellativi affettuosi, e anche se hanno ispirato più di un meme sui social, riflettono la percezione diffusa della struttura. Questo “sarcofago” non è altro che un tunnel in cemento, che si insinua tra le abitazioni, interrompendo la vista che dal mare si estende verso le montagne. Si tratta della “variante di Cannitello”, un progetto che, nonostante sia iniziato dodici anni fa, è rimasto incompiuto e, apparentemente, senza scopo.
I cantieri del 2009
Alla fine del 2009, i cantieri furono aperti, anche se mancava ancora il progetto definitivo e quello esecutivo. Tuttavia, si confidava in un’imminente approvazione. Il risultato? Si cominciò a lavorare per preparare il terreno per il pilone, progettato come una torre di cemento di dimensioni imponenti. Ma ventisei milioni di euro e alcuni anni dopo, i lavori si fermarono bruscamente. Con l’abbandono del progetto del ponte, la “variante” si rivelò superflua, e il cantiere fu chiuso. Da allora, a Villa San Giovanni è rimasto solo il vuoto simbolizzato dal “sarcofago”.
Le conseguenze di questo progetto abortito si fanno sentire ancora oggi.
Non solo ha lasciato un’impronta indelebile sul territorio, ma le possibilità di riprendere i lavori sono fonte di preoccupazione per i residenti. E le sfide non mancano: ci sono ben 68 criticità da superare, e le aree destinate al ponte sono protette da varie normative ambientali. Inoltre, la candidatura dell’intera Costa Viola come patrimonio dell’umanità presso l’UNESCO rappresenta un ulteriore ostacolo.
Tuttavia, nonostante queste difficoltà, il governo sembra intenzionato a dare il via libera al progetto. Ma gli ostacoli non sono solo tecnici: ci sono anche dubbi sulle motivazioni dietro questa corsa verso la realizzazione del ponte. Molti si chiedono se il progetto sia veramente necessario, o se sia solo un’ambizione politica priva di sostanza.
Intanto, a Villa San Giovanni, si continua a lottare per preservare il proprio territorio e il proprio futuro.
L’amministrazione comunale sogna una città verde e sostenibile, ma i progetti rimangono spesso sulla carta, a causa della mancanza di fondi e di volontà politica. E mentre il “sarcofago” continua a dominare il paesaggio, la comunità locale si aggrappa alla speranza di un cambiamento reale, che tenga conto delle loro esigenze e dei loro diritti.