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Pignoramento conto corrente: ecco chi è più a rischio

Soldi
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Come abbiamo anticipato nei giorni scorsi, il governo ha dato pieni poteri ai Comuni che, dal 2020, potranno prelevare direttamente dai conti correnti dei cittadini il dovuto.

Ma chi è più a rischio per il pignoramento? La procedura del vincolo forzato del denaro in deposito bancario o postale deve soddisfare regole precise per essere prelevato. Le regole procedurali differiscono in base al tipo di rapporto lavorativo del debitore insolvente e al conto in possesso. Per la legge con il prelievo forzoso del conto corrente il lavoratore dipendente rischia di perdere di più di un lavoratore autonomo.

Il pignoramento

Pignorando il conto corrente viene bloccata una somma in deposito per garantire il pagamento da parte del debitore insolvente. Una volta presentato l’atto giudiziario di pignoramento, la banca o l’ente postale può procedere a bloccare la somma intera presente su un normale conto corrente, o una parte di essa.

Il professionista 

La giacenza presente su un conto corrente di un professionista viene bloccata per intero con il pignoramento. Per quanto riguarda il conto di un lavoratore dipendente, invece, il blocco dei soldi depositati avverrà solo se la cifra supera i 1.347 euro e nella misura dell’eccedenza del triplo dell’assegno. Il pignoramento per il lavoratore autonomo comprende da subito tutta la somma depositata. Sulla durata del pignoramento il lavoratore dipendente, però, assume una posizione più rischiosa.

Il dipendente

Il pignoramento del conto corrente di un lavoratore dipendente risulta più a rischio rispetto a quello di un professionista perché ha una durata maggiore. Il conto corrente del lavoratore autonomo è liberato dal pignoramento quando il giudice autorizza il prelievo della somma del debito. Una volta estinto il pagamento verso il creditore, il conto corrente torna in piena disponibilità del professionista.

Il rischio per il lavoratore, invece, è maggiore. Il suo conto corrente, infatti, resta sottoposto a pignoramento anche nei mesi successivi all’atto di pignoramento.

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