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Arriva al capolinea un’inchiesta che indagava su presunti rapporti tra i Granatiero e il clan pugliese dei Romito.

Le accuse mosse dalla Procura pescarese portarono, nel 2011, al sequestro di due Caffè Venezia, insieme a conti correnti e beni di varia natura per un ammontare di 20 milioni di euroIl castello di accuse che ruotava intorno al denaro investito a Pescara dai Granatiero e che, secondo il pm, sarebbe arrivato dal clan pugliese dei Romito, non è stato accolto dal gup che ha assolto con formula piena i Granatiero. I due, però, sono stati condannati a due e anni e sei mesi per alcuni reati fiscali. Da altri episodi inerenti i medesimi reati sono stati invece assolti. Il pm aveva chiesto per i due fratelli, Michele e Pasquale Granatiero, cinque anni.

La vicenda partì nel settembre del 2011 quando furono sequestrate e poi dissequestrate dal Tribunale Riesame con l’avallo della Cassazione le due attività commerciali nel centro di Pescara.

Il gup ha condannato la mamma dei Granatiero, Antonia Grieco, che vive a Manfredonia, a un anno e sei mesi per alcuni reati fiscali. Rita Lucia Granatiero, originaria di Manfredonia, è stata assolta dall’accusa di riciclaggio e condannata a un anno per reati fiscali (pena sospesa). Assolta invece da un reato fiscale. Giuseppe Prencipe, nato a Manfredonia e residente a Pescara, è stato assolto dall’accusa di riciclaggio e condannato a due anni e due mesi per alcuni reati fiscali. Assolti dall’accusa di riciclaggio anche Anna Brigida e Severino Prato, residenti nella città in provincia di Foggia. Il gup ha disposto la confisca per equivalente dei beni immobili, conti correnti bancari postali ed altre disponibilità finanziarie riferibili a Sebastiano Michele e Pasquale Granatiero sino alla concorrenza dei profitti per 662 mila euro; ad Antonia Greco per 213 mila euro; a Giuseppe Principe per 448mila euro.

ZdO

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