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Perquisizioni e sequestri nella sede di Windtre a Rho: truffe nei servizi a pagamento. Dieci gli indagati

Perquisizioni e sequestri nella sede di Windtre a Rho: truffe nei servizi a pagamento. Dieci gli indagati

La Guardia di finanza ha perquisito la sede di Windtre a Rho. Ai clienti venivano addebitati costi per servizi che non avevano chiesto

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La Guardia di finanza ha perquisito la sede di Windtre a Rho. Perquisizioni e sequestri per via di attivazioni fraudolente di servizi a pagamento sui cellulari.

Secondo gli inquirenti, ai consumatori di Windtre venivano addebitati costi per servizi che non avevano chiesto e per cui non avevano dato il consenso. Oltre dieci gli indagati.

Le autorità hanno anche inviato una lettera al Garante per le telecomunicazioni sulla posizione di Vodafone e Tim.  

Sono tre i dirigenti di Wind-Tre, nonché di aggregatori/hub tecnologici, e content service provider (CSP) che, in concorso tra loro e insieme ad altre 8 persone, sono indagati per la truffa agli utenti portata alla luce dai militari della Guardia di finanza del Nucleo tutela privacy e frodi tecnologiche. Questa mattina nell’ambito dell’indagine è stata anche perquisita la sede della compagnia telefonica, nata dalla recente fusione. Un business illecito da milioni di euro con opportunità di guadagno “mediante le attivazioni dei servizi a pagamento sulle connessioni mobili” degli utenti. La tecnologia utilizzata si inseriva anche nello “scambio di dati tra macchine” (il cosiddetto “machine to machine”, m2m) e non necessitava di alcun consenso da parte degli utenti. Le ipotesi di reato sono frode informatica ai danni dei consumatori, intrusione abusiva a sistema telematico e tentata estorsione contrattuale.

Il fenomeno illecito, come emerge dai riscontri acquisiti dal consulente informatico della Procura di Milano, non si è interrotto neppure durante la recente emergenza sanitaria nazionale.

Secondo l’indagine coordinata dal Procuratore della Repubblica Francesco Greco, dall’aggiunto Eugenio Fusco e dal pm Francesco Cajani, bastava visitare una pagina web, talvolta con l’inganno di fraudolenti banner pubblicitari e, senza far nulla (con una tecnica chiamata “Zero Click”), ci si ritrovava istantaneamente ad essere abbonati a un servizio che prevede il pagamento di una somma di denaro sul conto telefonico ogni settimana o mese in cambio dell’accesso a contenuti come notizie, oroscopi, suonerie, meteo, gossip, video o altro.

“È il sintomo di una situazione che deve essere sottoposta al controllo – ha dichiarato il procuratore della Repubblica Greco – altrimenti il cittadino diventa oggetto delle peggiori scorrerie”.

“Le somme che si riescono a raggiungere con le truffe informatiche sono assai più cospicue di quelle realizzabili attraverso le truffe tradizionali, anche quelle considerate milionarie perché vengono presi pochi soldi a tante persone”, ha sottolineato il procuratore Aggiunto di Milano, Eugenio Fusco: “Ci siamo rivolti al Garante per le Comunicazioni perché questa è una di quelle materie non può esser risolta solo con la repressione. Qui occorre regolamentazione e la regolamentazione dovrà poi essere rispettata”.

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