Le parole non dette sono quelle parole che nel corso della vita ci hanno segnato perché legati a degli eventi. Il percorso affrontato mi ha permesso di scoprire – attraverso il racconto di storie personali – il mondo delle nuove mafie, del lavoro precario e della religione.
di Antonio Del Furbo
Quali sono le parole non dette? O meglio, quali sono quelle parole che magari abbiamo utilizzato durante la nostra vita e che, in qualche modo, ci hanno segnato o cambiato? Il viaggio di questa settimana di Zone d’Ombra è tra i crepuscoli del cuore e della ragione alla scoperta di valori e virtù che appartengono a chi ogni giorno sogna e si batte per il proprio futuro.
Vogliamo scoprire le frasi che hanno motivato e segnato la vita dei protagonisti intervistati questa settimana. Iniziamo il cammino da Roseto, in una splendida giornata di sole e con i piedi bagnati dal mare.
Luca Maggitti inizia con una descrizione della mafia: “una montagna di merda”. La parola presa in prestito da Peppino Impastato ucciso da Cosa Nostra perché aveva definito un “Toro seduto” Gaetano Badalamenti.
“Alle 5 della sera a Mafiopoli si riuniva la commissione edilizia” diceva su radio Aut Peppino Impastato. Lui che definiva il Comune di Cinisi “maficipio”.
Le mafie si sono evolute in tutti i continenti. L’ultima arrivata, la più pericolosa, la Mocro Maffia che ha messo sotto scacco l’Olanda. Sequestri, traffici internazionali di droga. Tutto nel silenzio delle istituzioni. E quando qualcuno se n’è occupato è stato ucciso. Come il giornalista investigativo Peter R. de Vries.
Una mafia che, come abbiamo già raccontato, ha tentacoli ovunque. La ‘ndrangheta fa affari con gli albanesi che spacciano e riciclano soldi in paradisi fiscali.
“Quando devono riciclare denaro cercano di conservare quel territorio da morti ammazzati e auto incendiate perché dove si vende droga non ci devono essere disagi sociali” dice il procuratore Nicola Gratteri.
E in Abruzzo qualcosa di strano è accaduto anche con il terremoto dell’Aquila: casette del terremoto realizzate dalla Protezione Civile, costate un milione di euro e mai utilizzate. Capannoni industriali ceduti in affitto dopo il sisma all’università dell’Aquila con canoni “gonfiati”, al doppio del loro valore. Centinaia di bagni chimici comprati dallo Stato per l’emergenza tendopoli ma che in realtà erano “inutili”. E ancora, “certificati di agibilità” rilasciati a 24 scuole che hanno riaperto dopo la tragedia e che sono costati quasi il trecento per cento di più. Ci sono milioni di euro concessi ai comuni fuori e dentro il cratere per realizzare “moduli abitativi provvisori” (le casette di legno) che sono spariti. E poi soldi donati e mai spesi: come il miliardo di euro offerto dall’Inail oppure il milione di euro raccolto da un cd realizzato da Jovanotti, Ligabue, Baglioni e altri cantanti.
Chi conosce bene l’Abruzzo avendo al contempo partecipato per un lungo periodo a fare la storia d’Italia è Raffaele Bonanni, l’ex segretario generale dalla Cisl. “In Abruzzo – dice Bonanni – alcuni luoghi sono stati utilizzati dalla mafia. Mafia che ripulisce i soldi nelle grandi lavatrici. Quando non c’è rumore vuol dire che le mafie fanno quello che vogliono”.
È interessante il racconto che il Don Donatello fa partendo da una citazione. Don Donatello ci parla delle regole dell’amore che non lasciano spazio a dubbi e a false interpretazioni.
Una religione ben diversa da quella adorata dai boss.