L’attività del navigator non è mai partita eppure a essere sistemato è proprio l’ideatore, Domenico Parisi detto Mimmo, nato nel 1966 nella pugliese Ostuni. Voleva fare dell’Italia un “cybernatic State” ma, a quanto pare, tutto è rimasto fermo lì, a quella serata del 22 gennaio 2019 quando era seduto accanto a Davide Casaleggio nella sala congressi di via Palermo a Roma.
La sera che tutto doveva cambiare per l’Italia
Poi, prese la parola e spiegò a Luigi Di Maio e a tutto lo stato maggiore del Movimento Cinque Stelle l’invenzione che avrebbe cambiato per sempre il mercato del lavoro italiano: i navigator e la App in grado di incrociare domanda e offerta di posti. Slogan ed emozioni che sono rimasti tali in quanto nulla è accaduto da quel giorno. Anzi, qualcosa in fondo è accaduto.
Incarico pubblico in Italia e interessi in America
Mimmo Parisi è tornato nella sua amata Starkville in Mississippi, dove vive con moglie e figli e dove insegna Demografia e Statistica all’università statale. Eppure Parisi ha un incarico pubblico in Italia – è presidente di Anpal, l’Agenzia nazionale per le politiche attive – ma il suo cuore lo ha riportato agli affetti. “Ma non sono scappato”, dice in videoconferenza con i deputati della commissione Lavoro della Camera il 16 aprile.
Il piano industriale
Peccato che, però, il piano industriale di Anpal, presentato in consiglio di amministrazione a fine marzo, è stato bocciato. E, tra l’altro, il sito non è nemmeno online. “Anche questo non è vero, è stato solo rinviato, anzi è condiviso con i sindacati”, si difende Parisi. Ma la Cgil smentisce.
Nessun “cybernatic State”
A un anno dalle slide niente è in piedi del “cybernatic State”: ci sono solo 3 mila navigator assunti con test a crocetta e mandati non si sa bene a far cosa nei centri per l’impiego, nessuna App, nessun software. In un anno, di quelli che percepiscono il reddito di cittadinanza, nessuno ha ricevuto le famose tre proposte che, se rifiutate, fanno decadere dal reddito.
I precari dell’Anpal
Ma la ciliegina sulla torta la racconta Repubblica: i precari Anpal Servizi sarebbero dovuti essere assunti, seppur gradualmente, tutti e 654 precari storici di Anpal Servizi. Parisi si impegna per 550 di loro, nonostante gli stanziamenti sufficienti per tutti del decreto imprese del 2019. “Ma sorpresa: su 50 di loro c’è una prelazione dello stesso Parisi che vuole mani libere per assegnare quei posti a figure non ben chiare di data scientists”. Ma sono i sindacati le 500 posizioni residue possono già essere considerati esuberi.
Il software magico
Parisi conferma nella videoaudizione del 16 aprile con la Camera dei Deputati non fa cenno a come costruire il software magico capace di tradursi nella più efficiente delle App a disposizione dei navigator. “Ci sta pensando il ministero dell’Innovazione”dice. A occuparsene, dunque, sarebbe il ministro Paola Pisano, Movimento Cinque Stelle, molto vicina a Davide Casaleggio. Qualche mese fa un piccolo staff di Anpal è stato 15 giorni in Mississippi per produrre, in collaborazione con l’università del professor Mimmo, un prototipo del software Usa adatto all’Italia. Cosa sia successo dopo nessuno è in grado di dirlo. Parisi si è comunque assicurato – nel 2019, governo gialloverde – 25 milioni per questo software grazie a un emendamento approvato in una notte.
Le spese pazze di Parisi
Diverse interrogazioni parlamentare – sia alla Camera che al Senato a firma Gribaudo-Nannicini- Serracchiani-Cantone-Lepri e altri (Pd) – chiedono conto delle spese di Parisi. Nessuno risponde. Tace anche il ministero del Lavoro. “Si tratta – spiega Repubblica – di un totale di 160 mila euro riferibili al 2019, di cui 70 mila euro solo di voli aerei in business class, il resto per un appartamento ai Parioli in affitto e per l’auto con autista personale”.
“La legge consente voli in business sopra le 5 ore e nel mio caso si tratta di esigenze di salute: ho mal di schiena e ho diritto di tornare a casa almeno una volta al mese, come faceva il mio predecessore”, si è difeso Parisi nella videoaudizione del 16 aprile. Di sicuro non lo consentiva il regolamento interno di Anpal Servizi – dove Parisi scarica le spese personali – prima che lui lo cambiasse in modo unilaterale senza mai passare per il cda della casa madre Anpal. “Se ho sbagliato chiedo scusa, ma non credo di aver fatto nulla di illegittimo, pubblicherò tutte le note spese”, dice ancora Parisi ai deputati sempre più increduli. Ormai tutti ne chiedono le dimissioni. Tranne i Cinque Stelle che ancora lo difendono, in particolare il portavoce del premier Casalino.
Parisi rivela ai deputati che non è in aspettativa dalla Mississippi University, come ripetuto per un anno di fila. Ma si sarebbe dimesso. Come mai ora avrebbe un altro incarico come Senior Advisor for European Development in Italy and Europe proprio per contro della Mississippi State University? Fosse così, sarebbe incompatibile con la presidenza di Anpal.
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