Dopo l’articolo in cui abbiamo riportato la testimonianza di una paziente su un fatto accadutogli all’interno del nosocomio, ci ha scritto Lucilla Gagliardi, il medico che dirige l’ex Ospedale civile Santissima Immacolata ora diventato Presidio Territoriale di Assistenza.
“Ho letto con sorpresa, incredulità e grande dispiacere il contenuto dell’articolo – scrive la dottoressa Gagliardi che dirige il Presidio da poco meno di quattro anni. “Mi sento di replicare per smentire categoricamente quanto in esso contenuto. Lo devo ai tanti colleghi medici, agli infermieri, agli operatori socio sanitari, agli ausiliari, agli amministrativi e a tutti coloro che ogni giorno, con impegno ed abnegazione, si prodigano, facendo certamente il proprio dovere, per soddisfare le richieste e le necessità dei nostri assistiti.”
Gagliardi si dice “consapevole che fare il proprio dovere includa anche il sorriso, la rassicurazione, la disponibilità all’ascolto, il sostegno a chi ne ha più bisogno, però, in talune circostanze connesse con la complessità dell’attività assistenziale, può capitare che il personale addetto non sia in tali favorevoli condizioni per ragioni certamente ignote all’utenza.”
La direttrice precisa che il Presidio si prende cura “anche di pazienti con disabilità complesse che ormai dimorano stabilmente in questo Presidio con bisogni tali da non poter essere gestiti a domicilio. Anche di questi assistiti si occupa il mio personale, facendosi carico dei bisogni clinico-assistenziali ma non trascurando gli aspetti umani.”
Un Presidio, tiene a precisare la dottoressa, che la inorgoglisce per “l’alto livello assistenziale erogato nei confronti di queste persone” riconosciuto “con l’assegnazione del primo premio al Quality Day Aziendale 2017, nonché del premio riconosciuto da 5 Associazioni di volontariato tra cui Cittadinanzattiva.”
Quindi, il “rammarico” per “un giudizio, espresso con un post su facebook, da una persona che è stata qui per poche ore, sufficiente a gettare discredito su tutto il personale”. La dottoressa si dice comunque dispiaciuta che la signora non si sia sentita accolta” ribadendo la propria disponibilità “ad ascoltare di persona le sue ragioni.”
La Gagliardi scende nel dettaglio della vicenda spiegando che:
“Per quanto mi sia dato di sapere, il papà è stato sottoposto, peraltro in anticipo rispetto all’orario previsto, all’esame prenotato ed il rapporto con lo specialista di riferimento è stato cordiale e civile.”
La direttrice, infine, stigmatizza il titolo dell’articolo “ospedale degli orrori” in quanto “ci condanna senza appello e ci indigna profondamente!”
Intanto è partita l’indagine interna e le persone oggetto della segnalazione presenteranno una memoria dell’accaduto. Si tratta di attendere, a questo punto, l’iter ‘istruttorio’ e la decisione dell’Azienda.
“La paziente ha lamentato, in fondo, non tanto per la ritardata erogazione della prestazione ma per l’ambiente che ha respirato, ovvero disattenzione e impossibilità di avere informazioni” ci spiega Ennio Di Renzo, presidente del Tribunale del Malato. “Una sommatoria di disappunti ha creato poi il caso” aggiunge Di Renzo. “Ovviamente – conclude il presidente – una struttura che ha alle dipendenze un certo numero di risorse umane può avere al suo interno qualche risorsa che a volte non è in linea con quello che dovrebbe essere il comportamento etico e l’approccio cordiale con chi di per sé ha già una difficoltà”.
L’assessore alla Sanità Silvio Paolucci, intanto, si dice dispiaciuto per la disavventura capitata alla donna. “Se la direttrice confermasse il tutto – aggiunge Paolucci – si punirebbe con un’immagine negativa anche il lavoro di chi all’interno della struttura fa il proprio lavoro con grande capacità”.