“Non ho tempo per rispondere alle domande sulla vicenda Oms. Sono impegnato a risolvere i problemi dell’Italia.”.
Così il ministro della Salute, Roberto Speranza, ha risposto alla domanda di Corrado Formigli giovedì sera a Piazza Pulita. Ci sarebbe da inorridire pr due semplici motivi: il primo perché un ministro della Repubblica ha il dovere di chiarire gli aspetti di una vicenda grave che non ancora trova risposte. L’altro motivo è perché è facile pensare che la politica abbia giocato un ruolo determinante in quelle ore in cui tutta Italia è stata costretta a fermarsi e, soprattutto, a contare i propri morti. E Speranza non può, dunque, trincerarsi dietro la sua arroganza. Deve rispondere.
La vicenda
Nei giorni scorsi abbiamo appurato da Report che, non solo l’Italia non aveva un piano pandemico aggiornato, ma anche che Ranieri Guerra, che tra il 2014 e il 2017 era Dg Prevenzione al Ministero della Sanità, avrebbe fatto pressioni per ritirare il Report che metteva in evidenza le falle del sistema italiano. In una serie di mail si legge che l’Oms ha bloccato il rapporto ‘An unprecedented challenge – Italy’s first response to COVID-19’ a cura di un team di ricercatori della divisione europea dell’Organizzazione mondiale della sanità.
Lo studio, finanziato con circa 100mila dollari da un grant del Kuwait, metteva in risalto luci e ombre della preparazione e gestione italiana della crisi da Covid-19. Report che avrebbe dovuto servire ad altri Paesi e agli stakeholders del mondo della sanità al fine di trarne lezioni utili per la gestione della pandemia. Evitare, dunque, gli errori del primo grande Paese occidentale che si è confrontato con il virus.
Le minacce di Guerra
Guerra minaccia di bloccare tutto con Soumya Swaminatham, il chief scientist dell’OMS centrale. Dunque, Guerra dava per scontato che la prestigiosa scienziata era a sua disposizione per cambiare un testo non per motivi scientifici ma per ragioni politiche. In un’altra comunicazione racconta l’esistenza di un presunto tacito accordo tra l’Oms e il governo italiano, di cui l’organizzazione dell’Onu sarebbe la consapevole foglia di fico.
I magistrati che indagano
I magistrati di Bergamo indagano su presunti errori e omissioni nella prima gestione della pandemia. Guerra è stato già sentito come testimone. Per Zambon e per i ricercatori suoi colleghi, l’Oms invoca invece l’immunità diplomatica per proteggere, scrive l’agenzia, “l’imparzialità e l’oggettività dell’Oms”.
L’Oms sostiene si contraddice
L’Oms Europa sostiene che il rapporto sulla gestione italiana della pandemia, pubblicato per 24 ore il 13 maggio, è stato ritirato perché “conteneva inesattezze e incongruenze”. Questa posizione, però, non giustifica come mai che il testo (An unprecedente challenge: Italy’s response to Covid-19) abbia superato le revisioni interne e sia stato stampato e messo online con tanto di prefazione del direttore dell’Oms Europa, Hans Kluge. Non si capisce nemmeno come mai Ranieri Guerra, assistente del direttore generale dell’Oms, ex dirigente del ministero della Salute e da marzo inviato dall’Oms a Roma, si concentrasse sul piano pandemico anti-influenzale, indicato come risalente al 2006. L’11 maggio in una email chiedeva al coordinatore dei ricercatori, Francesco Zambon, di specificare “ultimo aggiornamento dicembre 2016”, riferendosi al periodo in cui era a capo della Prevenzione del ministero (2014-2017):
“Devi correggere subito”.
Ma ancora tre giorni dopo gli scriveva che era:
“un lavoro pregevole dal punto di vista del contenuto”,
per poi spiegargli:
“le questioni politiche”,
cioè le tensioni con l’Italia.
Zambon e le minacce di Guerra
“Ho ricevuto minacce di licenziamento da Guerra l’11 maggio affinché cancellassi la frase sulla mancanza del piano pandemico“.
Così Zambon in una mail al direttore dell’Oms Europa Kluge.
“Prima di leggerla mi ha scritto che il lavoro era fantastico, ordinando 50 copie da distribuire ai ministri e al Cts. Quando l’ha letta prima mi ha intimidito affinché la rimuovessi e poi ha chiamato dicendo che, se non l’avessi rimossa, era già sulla porta della Direzione generale per dire che stavo mettendo l’Oms sotto attacco. L’ha fatto perché quella sera sarebbe andato in onda un documentario di 90 minuti (…), 10 dei quali dedicati a Guerra e al piano pandemico. Mai, in nove mesi, mi è stato detto che il rapporto conteneva inesattezze e incongruenze”.
Guerra: mai minacciato Zambon
Guerra ha più volte detto di “non aver minacciato nessuno” e promette di spiegare tutto. In altre email scriveva a Zambon dei 10 milioni versati dall’Italia all’Oms, delle discussioni in corso sulla sede di Venezia in cui il ricercatore lavora e perfino della “mediazione” che lo stesso Guerra stava facendo “con gli americani e in chiave G20”, lui che in passato è stato addetto scientifico all’ambasciata italiana a Washington.
Il 27 maggio Zambon scrive a Kluge
“Caro Hans, ho ricevuto il tuo messaggio ieri e compreso che Guerra sta ‘negoziando’ con le controparti italiane riguardo al rapporto sull’Italia”. Cosa
La mail accenna a un “incidente con il ministro (della Salute, Roberto Speranza, ndr) e il presidente dell’Iss (Silvio Brusaferro, ndr)”, ma l’incidente, secondo Zambon, sarebbe stato “creato” proprio da Guerra, delegato ai rapporti con le autorità italiane:
“È stato costantemente informato e si supponeva – scriveva il ricercatore a Kluge – che avesse informato il ministro”.
I ricercatori, scriveva Zambon, tenevano alla pubblicazione per “essere sicuri che ciò che è avvenuto in Italia non sia ripetuto nei Paesi che sono indietro nel tempo nella curva epidemica”. L’ha scritto il 28 maggio anche a Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale Oms: si è “impedito che le lezioni chiave apprese dalla risposta italiana al Covid raggiungessero i Paesi che ne avevano bisogno, per salvare vite umane”. Zambon segnalava anche “il rischio di danni catastrofici per l’indipendenza e la trasparenza” dell’Oms.
“Prima di pubblicare anche un breve pezzo per Internet, ci sono diversi livelli di approvazioni [presso l’OMS] e cicli di commenti per garantire la solidità tecnica e la coerenza aziendale” spiega ancora Zambon.
Il dubbio dell’immunità diplomatica
L’Oms ritiene che le garanzie a protezione delle agenzie Onu dispensino Zambon dall’obbligo di testimoniare. Dai pm si è presentato solo Guerra, il 5 novembre, ma secondo l’Oms “a titolo personale”. Già dal 30 ottobre, nelle mail dei dirigenti Oms si parlava delle convocazioni pervenute dai pm e della presunta immunità, che però, secondo Chiappani, “vale per la contestazione di un reato, ma non significa divieto di testimonianza”.
Risposta alla pandemia improvvisata
La risposta dell’Italia alla pandemia di Covid-19 è stata “improvvisata” e “caotica” secondo il rapporto dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Dunque, un fatto grave che, come diretta conseguenza, ha fatto contare migliaia di morti che potevano essere salvati.
Quando il governo diceva che il Piano era aggiornato
Il documento afferma anche che il piano di risposta alla pandemia del governo italiano era stato “riconfermato” solo nel 2016. Ma i funzionari del governo italiano avevano precedentemente affermato che il piano era stato completamente aggiornato quell’anno. La Procura di Bergamo, epicentro dell’epidemia di Covid-19 in Italia durante la prima ondata, sta già indagando se errori a livello locale e nazionale abbiano contribuito all’impatto catastrofico della pandemia nell’area.
Nel frattempo, il ministro della Salute continua a non rispondere. Nemmeno a quelle 35.000 vittime contate durante la prima ondata dell’epidemia.