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Omicidio Vassallo: nuovi arresti e sospetti tra i carabinieri

Omicidio Vassallo: nuovi arresti e sospetti tra i carabinieri

Le indagini sull'omicidio di Angelo Vassallo, il "sindaco pescatore" di Pollica, nel Cilento, hanno raggiunto una nuova fase.

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Le indagini sull’omicidio di Angelo Vassallo, il “sindaco pescatore” di Pollica, nel Cilento, hanno raggiunto una nuova fase con l’arresto di quattro persone, accusate di concorso nell’omicidio avvenuto nel 2010.

Omicidio Vassallo: nuovi arresti e sospetti tra i carabinieri. Tra gli arrestati figurano il colonnello dei carabinieri Fabio Cagnazzo, l’ex carabiniere Lazzaro Cioffi, e due uomini legati al mondo della criminalità di Scafati: Romolo Ridosso, affiliato a un clan locale, e Giuseppe Cipriano, proprietario di una sala cinematografica. L’indagine è stata condotta dalla Procura di Salerno, con il procuratore Giuseppe Borrelli e l’aggiunto Luigi Alberto Cannavale, e punta a far luce sul mistero che avvolge l’assassinio di Vassallo, particolarmente impegnato nella lotta contro lo spaccio di droga che aveva colpito la sua città.

Il contesto e le accuse

L’omicidio di Vassallo, avvenuto il 5 settembre 2010, ha rappresentato un caso emblematico in Italia. Sostenitore convinto della legalità e dell’ambientalismo, Vassallo era noto per le sue battaglie contro il traffico di stupefacenti, intensificatosi nella località di Pollica, in particolare durante il periodo estivo. Vassallo denunciava attivamente il traffico di droga, che coinvolgeva persino figure locali influenti, e insisteva con le autorità per un’azione decisa contro i responsabili.

Gli arresti recenti hanno rivelato l’esistenza di un’ipotetica rete di complicità tra figure di spicco, che avrebbero ostacolato le indagini. I carabinieri Cagnazzo e Cioffi, entrambi legati a incarichi di rilievo nell’Arma, sono sospettati di aver manipolato l’inchiesta in corso all’epoca dei fatti. Cagnazzo, proveniente da una famiglia di ufficiali, era conosciuto per il suo rigore professionale, ma anche per una breve relazione con Giusy Vassallo, figlia del sindaco ucciso, un legame che aggiunge ulteriori risvolti alla vicenda. Cioffi, dal canto suo, aveva ricevuto elogi per operazioni contro il narcotraffico, ma nel 2018 è stato incarcerato per legami con il traffico di stupefacenti.

La dinamica dell’omicidio

Nella sera del 5 settembre, Vassallo stava rientrando a casa quando fu fermato da un’auto in senso contrario. Uno o due assalitori si avvicinarono e spararono nove colpi di pistola a distanza ravvicinata, colpendo il sindaco in punti vitali. Nessuna arma è mai stata ritrovata, e nessun testimone oculare ha fornito dettagli utili. Le prime ipotesi riconducevano il delitto a un’esecuzione di stampo camorristico, vista la crudezza del gesto e il contesto. Le indagini hanno – però – incontrato numerosi ostacoli.

Sviluppi e testimonianze

Nel tempo, nuovi dettagli sono emersi attraverso la Commissione Antimafia, che ha desecretato atti rivelatori riguardo alle pressioni che Vassallo aveva esercitato per arginare lo spaccio nella sua comunità. Uno degli elementi di tensione riguardava anche il compagno della figlia di Vassallo, Francesco Avallone, a sua volta sospettato di contatti con il mondo della droga. Inoltre, tra i conoscenti di Avallone figurava Bruno Humberto Damiani, soprannominato “il brasiliano”, un uomo implicato in vicende di droga e indicato, sebbene senza prove conclusive, come possibile mandante dell’omicidio. Damiani fu poi estradato dalla Colombia e interrogato più volte, pur professando sempre la propria innocenza.

Le dichiarazioni di Antonella Mosca

L’ex compagna di Romolo Ridosso, Antonella Mosca, oggi collaboratrice di giustizia, ha riferito che, poco dopo l’assassinio, Ridosso avrebbe affermato: “Abbiamo messo a posto il pescatore”. La frase, pronunciata durante una conversazione con Cioffi e Cipriano, viene ora vista come un’ammissione di colpevolezza. Ridosso ha sostenuto che la frase fosse intesa a impressionare la Mosca, senza però implicare un reale coinvolgimento.

Il legame di Fabio Cagnazzo con l’Arma

Fabio Cagnazzo proviene da una famiglia profondamente legata all’Arma dei Carabinieri. Suo padre, Domenico Cagnazzo, arrestò Enzo Tortora negli anni ’80, e il figlio Fabio ha sempre goduto di una buona reputazione nell’ambito delle operazioni anti-criminalità. Tuttavia, il trasferimento improvviso di Fabio Cagnazzo nel 2010 da Castello di Cisterna a Foggia alimentò varie speculazioni. L’inchiesta attuale, però, punta il dito anche su di lui, ritenendolo coinvolto nell’occultamento di prove e nell’intralcio alla giustizia.

La memoria di Vassallo

Dopo l’assassinio, la famiglia di Angelo Vassallo ha fondato la “Fondazione Angelo Vassallo sindaco pescatore” per portare avanti il suo impegno civile. Il fratello Dario è un sostenitore attivo delle cause che Angelo sosteneva, e il film “Il sindaco pescatore”, interpretato da Sergio Castellitto, ha contribuito a mantenere viva la sua memoria. Nonostante siano trascorsi quattordici anni, la famiglia continua a chiedere giustizia e chiarezza, mentre in molti rendono omaggio a Vassallo attraverso iniziative commemorative.

Un mistero ancora aperto

L’arresto dei quattro sospettati rappresenta una svolta nell’indagine, ma resta ancora molto da chiarire. Con l’incriminazione di figure rispettate e la continua ricerca di prove, la verità sulla morte di Angelo Vassallo potrebbe finalmente emergere. Tuttavia, finché i nodi di questa complessa vicenda non saranno sciolti, il sacrificio del “sindaco pescatore” resta un simbolo di lotta contro il crimine in una terra difficile.

Omicidio Vassallo: la Verità dietro l’assassinio del sindaco pescatore

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