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Omicidio Serena Mollicone: tre carabinieri a processo dopo 19 anni di indagini

Omicidio Serena Mollicone: tre carabinieri a processo dopo 19 anni di indagini

Dopo 19 anni di indagini finiscono a processo tre carabinieri per l'omicidio di Serena Mollicone, studentessa ritrovata morta il 3 giugno 2001 ad Arce

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Il processo a tre carabinieri, dopo una serie infinita di depistaggi, finisce con dei rinvii a giudizio. Nell’inchiesta anche il figlio e la moglie di uno dei militari, disposto dal giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Cassino, Domenico Di Croce. E oggi, dopo la morte del padre, la verità sull’omicidio di Serena Mollicone sembra vicina.

Si dovrebbe capire cosa è accaduto a Serena Mollicone, sparita diciannove anni fa da Arce, in provincia di Frosinone, e trovata soffocata in un boschetto. La diciottenne potrebbe essere stata uccisa in quello che doveva essere il luogo più sicuro del suo paese: la caserma dell’Arma. La prima udienza è fissata per il prossimo 11 gennaio.

Il gup Di Croce ha disposto il rinvio a giudizio del maresciallo dei carabinieri Franco Mottola, della moglie Anna Maria, del figlio Marco, del maresciallo Vincenzo Quatrale e dell’appuntato Francesco Suprano. La famiglia Mottola e Quatrale sono accusati di concorso nell’omicidio. Quatrale, inoltre, è anche accusato di istigazione al suicidio del brigadiere Santino Tuzi. Infine Francesco Suprano è accusato di favoreggiamento. Il rinvio a giudizio per i cinque indagati era stato chiesto il 30 luglio 2019 dalla procura di Cassino.  

“Era tutto previsto – ha commentato Mottola – era tutto previsto. Non ho ancora avvisato la mia famiglia. Se temo il processo? no, siamo tranquilli”. “Siamo consapevoli delle nostre ragioni e le faremo valere. Il maresciallo Mottola è innocente, si è detto tranquillo e affronterà serenamente il processo”, ha riferito l’avvocato Francesco Germani, difensore della famiglia Mottola.  

La storia di Serena Mollicone 

Serena Mollicone sparì da Arce il 1° giugno 2001 per poi essere ritrovata dopo due giorni in un boschetto ad Anitrella, una frazione del vicino Monte San Giovanni Campano, senza vita, con le mani e i piedi legati e la testa stretta in un sacchetto di plastica. Due anni dopo, con l’accusa di omicidio e occultamento di cadavere, vie arrestato Carmine Belli, un carrozziere di Rocca d’Arce, poi assolto dopo aver trascorso da innocente quasi un anno e mezzo in carcere. Nel 2008, come racconta Repubblica, prima di essere interrogato di nuovo dai magistrati, il brigadiere Santino Tuzi si tolse la vita, secondo gli inquirenti perché terrorizzato dal dover parlare e confermare quanto aveva riferito su quel che era realmente accaduto nella stazione dell’Arma di Arce sette anni prima, ovvero di aver visto entrare appunto nella caserma Serena il giorno dell’omicidio e di non averla mai vista uscire.

Le indagini puntano sulla caserma dei carabinieri

Alla luce dei nuovi accertamenti compiuti dai carabinieri di Frosinone, dai loro colleghi del Ris e dai consulenti medico-legali, il pm Maria Beatrice Siravo, si è così convinta che la diciottenne il giorno della sua scomparsa si fosse recata presso la caserma dei carabinieri, che avesse avuto una discussione con Marco Mottola, il figlio dell’allora comandante della locale stazione dell’Arma, e che lì, in un alloggio in disuso di cui avevano disponibilità i Mottola, la giovane fosse stata aggredita. La studentessa avrebbe battuto con violenza la testa contro una porta e, credendola morta, i Mottola l’avrebbero portata nel boschetto. Vedendo in quel momento che respirava ancora, l’avrebbero soffocata e sarebbero iniziati i depistaggi.

Una ricostruzione dei fatti che ha portato il magistrato a chiedere il rinvio a giudizio dell’ex comandante Franco Mottola, del figlio Marco e della moglie Anna Maria. Le accuse sono di omicidio aggravato e occultamento di cadavere. Per l’appuntato scelto Francesco Suprano l’accusa è di favoreggiamento personale in omicidio volontario. Infine, il luogotenente Vincenzo Quatrale è accusato di concorso in omicidio volontario e istigazione al suicidio del collega brigadiere Tuzi.

Nel frattempo papà Guglielmo è morto dopo aver combattuto per cercare di ottenere la verità su quanto accaduto alla giovane studentessa. Consumato dalla tragedia e da lungo tempo trascorso a cercare di non far finire definitivamente le indagini in archivio è stato colto da infarto nel novembre precedente mentre era nella sua abitazione.

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