“Non ho mai visto un militare in borghese, credevo fossero due spacciatori. Io non capisco l’italiano”. Queste le parole di Edgar Finnegan Lee, il 19enne di San Francisco, da qualche giorno in vacanza a Roma col suo amico, che ha inferto le 11 coltellate al vicebrigadiere Mario Cerciello Rega.
Il carabiniere di 35 anni è stato assassinato giovedì notte con 11 coltellate, come ha stabilito l’autopsia, nel quartiere Prati. Una versione che Lee ha raccontato sia ai carabinieri che al pm ma che non ha ripetuto al giudice a Regina Coeli nell’interrogatorio di convalida del fermo.
Davanti al gip Chiara Gallo, infatti, Lee si è avvalso della facoltà di non rispondere.
Gabriel Christian Natale Hjorth, suo compagno di stanza, ha confermato, invece, quanto aveva messo a verbale il giorno prima e cioè della truffa subita dagli spacciatori che gli hanno dato aspirina polverizzata al posto di cocaina. Il gip, al termine degli interrogatori, ha convalidato l’arresto per entrambi per i reati di omicidio volontario aggravato in concorso e tentata estorsione.
Quando i due carabinieri hanno incontrato a Prati i due giovani si sono qualificati come forze dell’ordine. Per tutta risposta ne è nato un corpo a corpo: due contro due. Rega e Lee sono caduti in terra, dove il giovane americano gli ha sferrato gli 8 fendenti. Andrea Varriale, l’altro militare, a ha lasciato andare Natale Hjorth e ha provato a soccorrere il collega.
Quando quest’ultimo li ha chiamati per averla indietro i due gli hanno chiesto 100 euro e una dose di coca. Dunque, l’appuntamento in Prati alle 3 di notte per lo scambio. Brugiatelli allora ha chiamato il 112 e i militari si sono presentati con lui all’appuntamento. Una volta arrivati sul posto hanno incontrato i due americani e sono stati aggrediti. I due si sono rifiugiati nell’hotel LeMeridien Visconti, dove all’indomani mattina sono stati scovati dai carabinieri. Avevano nascosto il coltello usato nel controsoffitto.