Italo Pompei è uno dei testimoni chiave della brutta vicenda finita con la morte del vicebrigadiere Mario Cerciello Rega. È accusato di essere il pusher che avrebbe dovuto fornire la cocaina per i due americani.
In un’intervista a Repubblica fornisce la sua versione dei fatti. “Noi eravamo proprio qua, un po’ imboscati dietro quest’albero. Sono arrivati i carabinieri in borghese su un Honda Sh e ci hanno detto, “buona sera, che state a fa?” racconta l’uomo al giornalista che lo ha raggiunto nel posto della tragedia.
“Io con il mio amico Tamer, Medi, Sergio (Brugiatelli) e quello, l’americano. Dicono che fossero in due, che l’altro americano era dall’altra parte della strada, ma io non l’ho mai visto”. Poi, precisa, “Io e Tamer avevamo incrociato gli altri per caso, due minuti prima, venivano da piazza Trilussa”. Sulle notizie diffuse riguardo il pusher aggiunge: “Ho visto che è venuta fuori questa cosa del pusher. Ma non è vera. E denuncerò tutti. La verità è che ci siamo incrociati per caso e che io non avevo niente con me”. “Più tardi mi sono accorto che avevo un paio di chiamate sul telefono da un numero che non conoscevo. Ma non ho risposto. E non avevamo alcun appuntamento”.
A quel punto sono arrivati i carabinieri in borghese.
“A sentire Medi, li stavano seguendo da Piazza Trilussa. E appena quello (l’americano, ndr) li ha visti è fuggito. Due carabinieri sono rimasti con noi, gli altri – non ricordo quanti erano – si sono lanciati all’inseguimento. Ma sono tornati indietro dopo poco”.
I militari rivolgendosi a Pompei avrebbero detto: “Non ce l’abbiamo con voi… tranquilli…”. E la tachipirina? “E che ne so? Io non avevo niente. Forse Sergio per ripigliarsi…non lo so, inventa questa cosa… Medi è inattendibile, era ubriaco fradicio”.
Quando i carabinieri se ne vanno Tamer e Pompei se ne vanno. Brugiatelli non c’era.
“Lo ritrovo a piazza Mastai” continua Pompei su Repubblica dopo. “Sta lì che sbraita: ‘M’hanno rubato er cellulare. Er borsello cor cellulare’. Dice che ha chiamato i carabinieri ma quelli gli hanno detto che non volevano intervenire. Io a quel punto lo saluto e me ne vado a letto. Di tutto quello che è successo dopo non so niente”.
“Sergio è uno che si allena alle sbarre sugli argini del fiume. Ogni tanto vado là a fare una passeggiata, l’avrò incontrato una decina di volte in un anno. Medi è un povero disgraziato, lo chiamo ogni tanto per farmi dipingere le porte, per spostare i vasi.”