La Regione Abruzzo, è proprio il caso di dirlo, è l’istituzione forte e gentile che quando si tratta di accontentare il prossimo non si tira mai indietro. Meglio, però, se è un amico. Magari di partito. Magari trombato alle elezioni.
La crisi è forte, si sa e trovare un posto di lavoro oggi è veramente dura. Nell’anno del Signore 2015 D.C. (mai acronimo fu tanto azzeccato) la sfida con la vita è diventata molto pericolosa al punto che qualcuno (pensate un po’) si suicida per Equitalia. Però, per fortuna, in questa nostra bella Italia (lo dico seriamente) esistono gli amici, quelli veri, che al momento del bisogno si ricordano di noi. Sempre. Quelli, per intenderci, che per anni ci portano nel cuore con la promessa che al momento opportuno ci doneranno tutta la loro riconoscenza. E cosa è successo nella regione verdastra d’europa? È successo che il presidente del Consiglio regionale, Giuseppe Di Pangrazio, ha nominato come suo portavoce tale Giovanni D’Amico. E chi sarebbe? D’Amico è l’ex sindaco di Morino, ex assessore regionale Pd ma, soprattutto, primo dei non eletti alle regionali del 2014. Un duro colpo per il ‘compagno’ D’Amico che però, l’amico Di Pangrazio ha provveduto quasi immediatamente ad asciugargli le lacrime e a rimetterlo in carreggiata con un incarico che prevede una retribuzione annua di 45 mila euro. E chi paga? Noi, ovviamente. E l’incarico era di vitale importanza per le sorti dell’ente regionale? A leggere carte e documenti pare proprio che Di Pangrazio non potesse fare a meno della presenza dell’amico al suo fianco.
L’ufficio della Presidenza, è convinta che esista una forte “esigenza di una ottimale riorganizzazione del servizio stampa finalizzata ad una corretta ed efficace comunicazione istituzionale oltre che di una efficiente attività di informazione“. E il cittadino-contribuente-elettore potrebbe chiedere:”a che serve un altro addetto al servizio stampa se in Regione c’è già una struttura stampa?” L’ingenuo cittadino-contribuente-elettore non sa però che la “Direttiva della Presidenza del Consiglio dei Ministri del 07 febbraio 2002” stabilisce che “il Portavoce, a differenza dell’Ufficio Stampa, sviluppa un’attività di relazione con gli organi di informazione, in stretto collegamento ed alle dipendenze del vertice pro tempore dell’amministrazione”. E se il governo lo stabilisce ‘Regione vicina’ può mettersi contro le volontà di un ente superiore? Manco per niente. L’Abruzzo può dire:”io preferisco risparmiare questi soldi e occuparli per altro?“. Non ci pensate proprio. Ed ecco, quindi, che alla faccia della crisi viene dato un incarico di portavoce della Presidenza del Consiglio a Giovanni D’Amico con “un compenso annuo lordo omnicomprensivo pari ad euro 45.000,00″. Ma i governanti ci tengono a sottolineare che “sarà corrisposta in dodici rate mensili di Euro 3.750,00 lorde cadauna comprensive di tutti gli oneri fiscali e contributivi”. E ci mancherebbe altro. Quasi 4mila euro per augurare buona giornata ai direttori delle testate giornalistiche sembra più che ben pagato. Una cosa è certa: Di Pangrazio il giorno del suo insediamento disse:”daremo risposte ai tanti lavoratori impegnati quotidianamente nella difesa del proprio posto di lavoro, a quanti il lavoro lo hanno perso o non lo hanno ancora trovato, alle migliaia di giovani che aspettano l’opportunità di poter entrare nei circuiti produttivi, e mi riferisco anche a quanti soffrono un disagio, ai malati, a quei cittadini, purtroppo sempre più numerosi , che si muovono nella fascia delle ‘nuove povertà“.
Per un amico come D’Amico che si definisce “esperto di programmi per lo sviluppo locale” il merito ci sta tutto. E i giovani piangono e soffrono il disagio insieme alla generazione degli esclusi. Da tutto.
Antonio Del Furbo