Marco_Minniti
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Come abbiamo più volte riportato, in Italia il problema più grave è la corruzione della magistratura. Ben prima del tema della “mafiosità” politica c’è quello della legato alle toghe sporche. E dell’inchiesta “Why Not”.

Chi ha provato a fare luce sui rapporti tra giudici e mafia è finito, ovviamente, nella macchina del fango. Parliamo, ad esempio, di nomi come Cordova e De Raho

Come ricorda il Blog Iacchitè, Gioacchino Genchi, stretto collaboratore di Luigi De Magistris all’epoca dell’inchiesta Why Not, scrisse una mail al pm di Salerno, Gabriella Nuzzi, appena dopo la perquisizione, disposta dalla Procura di Salerno, ai colleghi di Catanzaro, che avevano ereditato l’inchiesta Why Not avocata a De Magistris.

Il caso volle che proprio la Nuzzi fu punita dal Csm proprio per quella perquisizione, insieme con il suo capo Luigi Apicella e il pm Dionigio Verasani, quando ancora era titolare dell’inchiesta sul “caso de Magistris”. Genchi nella mail scrive quanto scoperto sul nuovo titolare di Why Not, il sostituto procuratore Alfredo Garbati.

“Come dicevo (…) mi sono accorto dell’esistenza e del riferimento, nei dati da me già elaborati, del cellulare del dr. Alfredo Garbati quando ho letto alcuni stralci del decreto di sequestro del Suo Ufficio. Mai avrei rilevato quello che mi accingo a riferirle, se non fossi stato direttamente chiamato in causa, proprio in relazione all’operato posto in essere contro di me e contro il dr. Luigi De Magistris. Ritengo doveroso portare a conoscenza del Suo Ufficio la significatività dei contatti telefonici del cellulare del dr. Alfredo Garbati con il cellulare di Nicola Adamo (tra i principali indagati in Why Not, ndr) dei giorni (…) contestuali e prossimi alla spedizione dell’avviso di garanzia e alle perquisizioni del febbraio-marzo 2007 ad Antonio Saladino e alle audizioni di Caterina Merante. (…)”.

L’uomo che coordina le indagini Why Not a Catanzaro è il più vicino di tutti agli indagati.

Ci furono, dunque, serrati contatti telefonici tra un giudice e uno dei principali indagati dell’inchiesta. Non solo. Il dottor Garbati risultò essere in rapporto molto stretti con l’onorevole Marco Minniti. Furono diverse centinaia le telefonate che testimoniarono questo. “Un dato fondamentale, se si considera l’arrivo delle scottanti intercettazioni su Marilina Intrieri, giunte da Crotone per essere inglobate in Why Not e in cui molto si parlava di Minniti” spiega ancora spiega ancora Iacchitè.

A febbraio 2009 si presenta da Gioacchino Genchi un giornalista calabrese, collaboratore de L’Espresso, Paolo Orofino.

Presenta un doppio cartaceo (…). Si tratta della prima relazione di Alfredo Garbati a Jannelli su cosa farà di Why Not. Su Mastella sono già tutti d’accordo: bisogna muoversi a stabilire cosa fare anche con Pittelli, perché Pittelli, con cui Garbati risulta addirittura in contatto, si deve presentare alle elezioni e non può portarsi dietro una ‘macchia’. Bisogna muoversi a dargli una risposta.

E Pittelli, come abbiamo scritto, è un avvocato ed ex parlamentare accusato di associazione mafiosa, finito agli arresti su ordine della procura antimafia di Catanzaro, rappresentava “un valore aggiunto per la Calabria e per tutta l’Italia”. L’inchiesta, portata avanti dal pm Nicola Gratteri, ha scoperchiato una miscela d’interessi di ‘ndrangheta, politica, massoneria e imprenditoria con ramificazioni non solo in Calabria. Stando alle indagini, Pittelli avrebbe avuto un rapporto con le ‘ndrine, ma anche con la massoneria italiana.

Di admin

Un pensiero su “‘Ndrangheta, massoneria e giudici: quando Minniti salvò Pittelli e Adamo da “Why Not””

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