Roberto Rosso ha 59 anni, è un avvocato e personaggio pubblico. Rosso, infatti, è l’assessore regionale del Piemonte in quota Fratelli d’Italia. Stamattina, all’alba, è stato arrestato insieme ad altri otto con l’accusa di scambio elettorale politico-mafioso con la ‘ndrangheta.
Per gli inquirenti avrebbe chiesto voti ai clan per essere eletto in Regione alle elezioni del 26 maggio. La somma pagata dal politico sarebbe stata di quindicimila euro in cambio della promessa di un “pacchetto” di preferenze. L’operazione di stamane fa seguito al maxi-blitz avvenuto a marzo denominato “Carminius”.
Le cariche politiche
Rosso aveva le deleghe per i rapporti con il Consiglio regionale, Semplificazione, Affari legali e Contenzioso, Emigrazione e Diritti civili. L’assessore è il capogruppo di Fratelli d’Italia in Consiglio Comunale a Torino. Originario di Trino, Rosso vive con la moglie a Moncalieri e dove stamani all’alba è stato arrestato. Nel 2001 aveva sfidato Chiamparino nella corsa per diventare sindaco di Torino. Rosso ha rassegnato le dimissioni da assessore della Regione Piemonte in seguito all’arresto di stamane. La lettera è stata firmata in carcere ed è già nelle mani del governatore Alberto Cirio.
La presa di distanza di Fratelli d’Italia
“Ha aderito a Fratelli d’Italia da poco più di un anno. Apprendiamo che stamattina è stato arrestato con l’accusa più infamante di tutte: voto di scambio politico-mafioso. Mi viene il voltastomaco”, dice Giorgia Meloni, leader di Fdi. E spiega: “Mi auguro dal profondo del cuore che dimostri la sua innocenza, ma annuncio fin da ora che Fratelli d’Italia si costituirà parte civile nell’eventuale processo a suo carico. Ovviamente, fin quando questa vicenda non sarà chiarita, Rosso è da considerarsi ufficialmente fuori da FdI”.
Il blitz della Finanza
Le fiamme gialle hanno agito all’alba di oggi: i militari hanno eseguito sette delle otto ordinanze di custodia cautelare in carcere, su richiesta della Direzione distrettuale antimafia di Torino. A finire in manette l’imprenditore Mario Burlò, imprenditore di Moncalieri, presidente di Oj Solution, un consorzio di imprese che opera nel settore del facility management. Burlò è anche vicepresidente nazionale di “Pmi Italia”, un’associazione che riunisce 200mila imprenditori in tutta Italia. L’accusa è associazione a delinquere di stampo mafioso, scambio elettorale politico mafioso e reati fiscali per 16 milioni di euro: sono in corso sequestri per milioni di euro su 200 tra imprese, immobili e conti correnti in Piemonte, Lombardia, Toscana, Lazio, Campania, Sicilia e Sardegna.
Rosso e la mediazione di Colavito
Sempre secondo l’accusa, Rosso avrebbe avuto i voti per le elezioni regionali del 26 maggio 2019, avvalendosi della mediazione di Enza Colavito e di Carlo De Bellis. Le indagini hanno messo in luce “lo spessore criminale di Onofrio Garcea e Francesco Viterbo” che avrebbero riorganizzato gli assetti dell’organizzazione con Burlò, accusato di associazione esterna. L’imprenditore avrebbe evaso il fisco attraverso la creazione di più società e indebite compensazioni di Iva, per oltre 16 milioni di euro. Il tutto “con il costante sostegno dei membri della cosca”. Recentemente Burlò aveva comprato la villa del calciatore Arturo Vidal, oggi posta sotto sequestro.
Le intercettazioni
“Eh…5 e bon tagliamo la testa al toro”. “Glielo dico, provo a dirglielo”. “Cinque, e tre ‘caramelle’ le han già prese. E bon”.
Questo il testo di una conversazione intercettata dalla Guardia di finanza tra due intermediari di presunti boss della ‘ndrangheta e l’assessore regionale Roberto Rosso. Il colloquio è stato incluso negli atti dell’indagine Fenice, assieme alle fotografie scattate ai finanzieri degli incontri tra il politico e gli altri arrestati. Nel video si vede anche l’ex villa di Arturo Vidal a Moncalieri, acquistata dall’imprenditore Burlò e ora finita sotto sequestro.