Arriva la condanna a sei anni di reclusione per Alessandro Profumo e Fabrizio Viola. I due ex vertici di Mps sono a processo a Milano in qualità rispettivamente di ex presidente ed ex amministratore delegato del Monte dei Paschi di Siena.
Il filone dell’indagine riguarda la banca toscana salvata e ora controllata dal Tesoro.
La sentenza è stata emessa dalla seconda sezione del tribunale di Milano, presieduta dalla giudice Flores Tanga, nell’aula allestita presso un padiglione di Fieramilanocity. “Leggeremo con attenzione le motivazioni e senz’altro presenteremo appello contro una sentenza che consideriamo sbagliata. Abbiamo sempre creduto nel corretto operato dei nostri assistiti”, ha commentato l’avvocato Adriano Raffaelli, uno dei difensori di Profumo e Viola.
La multa
Il tribunale ha imposto anche una multa di 2 milioni e mezzo sia a Viola che a Profumo, che erano a processo per le accuse di aggiotaggio e false comunicazioni sociali. Richiesta anche l’interdizione per cinque anni dai pubblici uffici di Viola e Profumo e due anni di interdizione dalla contrattazione con la pubblica amministrazione e dalla rappresentanza delle società. Profumo è attualmente al vertice di Leonardo come amministratore delegato.
La vicenda giudiziaria non dovrebbe avere alcuna ripercussione sull’incarico attuale di amministratore delegato di Leonardo.
Condannato a 3 anni e 6 mesi per false comunicazioni sociali anche l’ex presidente del collegio sindacale di Mps, Paolo Salvadori. Alla banca – chiamata in causa per la legge 231 sulla responsabilità degli enti – viene inflitta una sanzione di 800 mila euro con il pagamento delle spese processuali insieme agli altri imputati.
La sentenza
I giudici hanno così ribaltato la richiesta della Procura di Milano. Quest’ultima che a più riprese aveva domandato l’archiviazione – respinta dal Gip – e quindi l’assoluzione per tutti e tre gli imputati. Il pm Stefano Civardi aveva chiesto l’assoluzione “perché il fatto non sussiste” per il reato di aggiotaggio contestato a Profumo e Viola. La stessa richiesta per quello di false comunicazioni sociali contestato a tutti gli imputati per il bilancio 2012 e per la prima semestrale del 2015. L’assoluzione “perché il fatto non è previsto dalla legge come reato” chiesta per le false comunicazioni sociali in merito ai bilanci 2013 e 2014. I manager sono stati condannati per aggiotaggio e per false comunicazioni rispetto alla semestrale 2015. Prescritti, invece, per il bilancio 2012 e “perché il fatto non sussiste” per i bilanci 2013 e 2014.
Il processo riguarda la presunta rappresentazione non corretta nei conti della Mps dei derivati Alexandria e Santorini nei documenti contabili che vanno dal 2012 alla prima semestrale 2015.