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Moskva, l’incrociatore russo affondato che cambierà le sorti della guerra

Moskva, l'incrociatore russo affondato che cambierà le sorti della guerra

Sulla sorte dell'incrociatore Moskva le notizie sono frammentarie. Di sicuro c'è stata un'esplosione a bordo.

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Il Cremlino perde l’incrociatore “Moskva”. Un duro colpo non solo per il valore simbolico ma per l’impatto strategico, tale da influire sulla prossima fase della guerra.

Sulla sorte dell’incrociatore Moskva le notizie sono frammentarie. Di sicuro c’è stata un’esplosione a bordo, così grave da avere investito i depositi di munizioni e convinto il capitano a ordinare di abbandonarla. Fonti ucraine sostengono sia stata opera di un missile e parlano di un modello di produzione nazionale. Si tratta del “Sea Neptune”, sulle cui capacità operative c’è molto scetticismo.

La Russia perde una delle sue unità più importanti e la libertà di navigazione nel Mar Nero

Adesso la possibilità di minacciare Odessa con uno sbarco diventa ancora più remota. Offre al comando ucraino la possibilità di spostare altrove i reparti tenuti a difesa della città. Un risultato strategico, che potrebbe condizionare l’evoluzione del conflitto. Truppe scelte ora potrebbero raggiungere il fronte. E sostenere l’offensiva contro i russi a Kherson o rinforzando la linea che protegge il Donbass dall’annunciato attacco degli invasori.

L’ammiraglia sovietica

La “Moskva” è stata la prima nave della classe “Slava”, i pesi massimi con cui negli anni Settanta la Marina sovietica aveva lanciato la sfida nell’Atlantico contro la Us Navy. Lunga oltre 186 metri e con un dislocamento di 12 mila tonnellate, spiccava per le forme che la rendevano somigliante all’astronave di un film di fantascienza. La torre con la plancia di comando e le antenne radar si ergeva altissima sulla doppia fila di grandi cilindri, che custodivano missili lunghi quasi dodici metri.

Gli incrociatori avevano una missione fondamentale: dare la caccia alle portaerei statunitensi nell’Oceano, bersagliandole da lunga distanza con raffiche di missili a velocità supersonica. Allo stesso tempo, le potenti difese contraeree e i sistemi radar di scoperta offrivano copertura alle altre unità delle squadre navali sovietiche: concettualmente, erano simili alle corazzate della seconda guerra mondiale.

La costruzione è iniziata nel 1976, con l’ingresso in servizio nel 1983.

All’epoca si chiamava “Slava” perché il nome “Moskva” era in quel momento assegnato a una portaelicotteri con propulsione nucleare. Spesso penetrava nel Mediterraneo per lunghe crociere, che l’hanno vista protagonista del declino militare dell’Urss.

Un anno dopo, la crisi russa investe anche l’incrociatore: viene pensionato per mancanza di fondi e resta fermo per quasi nove anni. Poi c’è stata una completa ristrutturazione e il ritorno in linea con il nuovo battesimo nel 2000: il segnale della rinascita della potenza navale russa. I lavori hanno visto aggiornare le strumentazioni elettroniche e gli armamenti principali, introducendo nuovi missili anti-nave – con raggio di cinquecento chilometri – e anti-aerei.

La minaccia alla costa

Dall’inizio del conflitto il “Moskva” aveva avuto un ruolo chiave nelle operazioni marittime, coordinando le iniziative della flotta russa per il blocco del porto di Odessa e le minacce contro la costa ucraina del Mar Nero. Sin dal blitz contro l’Isola del Serpente e la cattura della guarnigione ucraina – che avrebbe risposto con una parolaccia all’offerta di resa –  l’incrociatore ha testimoniato la superiorità russa nel confronto navale. La sua presenza ha garantito la protezione alla squadriglia di unità da sbarco che più volte in queste settimane si è spinta verso il litorale, obbligando il comando ucraino ad arroccarsi nella metropoli. L’ultima volta è stato avvistato la scorsa settimana non lontano dall’Isola del Serpente.

Sono state missioni di rappresentanza, per “mostrare la bandiera”, perché l’incrociatore ha i limiti imposti dalla sua età. Anzitutto, non dispone di missili cruise per colpire il territorio ucraino, contrariamente alle unità russe più moderne e molto più piccole. Poi ha i difetti progettuali della Guerra Fredda, quando si concepiva ogni scontro in funzione delle bombe nucleari: non c’era grande attenzione agli scontri “convenzionali” e così mancavano blindature dei depositi di munizioni e dei serbatoi.

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