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L’incidente probatorio per far luce sulla morte di Morosini è durato tre ore presso Tribunale di Pescara

Per questa triste vicenda sono indagati il medico sociale del Livorno Manlio Porcellini, quello del Pescara Ernesto Sabatini, il medico del 118 in servizio allo stadio, Vito Molfese e il cardiologo Leonardo Paloscia. Al centro dell’udienza di oggi la perizia dei tre consulenti nominati dal gip Maria Michela Di Fine. I tre Vittorio Fineschi, Francesco Della Corte e Riccardo Cappato, hanno illustrato quanto scritto nella perizia e cioè che il defibrillatore doveva essere usato. «Tutti i membri dell’equipe – si legge nella perizia – hanno omesso di impiegare il defibrillatore. Ciascuno dei medici intervenuti è chiamato a detenere, nel proprio patrimonio di conoscenza professionale, il valore insostituibile del defibrillatore semi- automatico nella diagnosi del ritmo sottostante e, in caso di fibrillazione ventricolare, il valore cruciale nell’influenzare le chance di sopravvivenza della vittima di collasso». Gli stessi consulenti hanno esaminato il comportamento dei quattro medici durante il soccorso a Morosini. Secondo la difesa di Paloscia, le responsabilità vanno graduate. Per l’avvocato Griardi, difensore di Porcellini, ha dichiarato che nessuno aveva avvertito il suo assistito della presneza in campo di un defibrillatore. L’avvocato Lorenzi, difensore del medico del 118 Vito Molfese, ha sostenuto che al 118 non è mai stata notificata la convenzione tra la Asl e la Delfino Pescara per la gestione dell’emergenza in campo e sugli spalti.


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