“Le infiltrazioni mafiose sono pesantissime e attraversano il tessuto economico, commerciale e finanziario coinvolgendo famiglie e imprese.”
A dirlo l’arcivescovo di Milano, monsignor Mario Delpini, in una lettera inviata a tutti i parroci milanesi per denunciare il diffondersi dei prestiti a tassi d’usura di cui restano vittime imprese piccole e medie come famiglie rimaste impigliate nei debiti magari per l’acquisto di una casa. Un fenomeno in cui si è sentita chiamata anche la Caritas ambrosiana che sta raccogliendo le denunce per trasmetterle alle forze di polizia.
Cosche come banche del territorio
Nel rapporto Mafia e corruzione a Milano, presentato da Libera, si legge fra l’altro: “Quasi tutte le inchieste antimafia milanesi contengono vicende di estorsioni, ricatti ed usura, ma in rarissimi casi a questi episodi corrispondono delle denunce da parte delle vittime, dato che conferma sia la radicata presenza mafiosa nel territorio che la diffusa omertà. Spesso chi lavora a Milano conosce bene il codice mafioso e pochissimi commercianti sono disposti a denunciare il sistema”. E, sulla ’ndrangheta, si legge:“ha dimostrato in diverse occasioni di essere un’autentica banca parallela, aiutando sempre più spesso imprenditori in difficoltà, offrendo fideiussioni e prestiti. In alcuni istituti di credito, i protetti dalle cosche ottengono ‘affidamenti mafiosi’ per attività in perdita o mutui per immobili già di proprietà dell’organizzazione grazie a direttori e operatori compiacenti”.
La lettera di Delpini
L’arcivescovo ha fatto un quadro dettagliato e inquietante della realtà lombarda. “Anche la città di Milano e il circondario”, ha scritto Delpini ai suoi sacerdoti, “è interessata dalla presenza di consorterie criminali, che si insinuano nel tessuto economico produttivo attraverso traffico di stupefacenti, riciclaggio del denaro, usura, controllo del territorio per affari illeciti, fino a infiltrazioni istituzionali, approfittando delle situazioni di difficoltà economiche in cui versano soprattutto le piccole/medie imprese, spesso indotte a ricercare linee di credito non convenzionali”. “Si ha sentore che le organizzazioni criminali stiano contattando tali imprese, ponendosi inizialmente in una posizione di partenariato per poi inserirsi nelle gestioni economiche, spesso tramite consulenti compiacenti, per acquisirle saldando i debiti dell’imprenditore e facendolo continuare a lavorare nella propria impresa come loro sottoposto”.
E, proprio il 6 febbraio scorso, l’arcivescovo ha precisato che le organizzazioni mafiose, più che la politica, guardano alle imprese in crisi che hanno bisogno di “denaro liquido”.
Dunque, a essere tirata in ballo è, appunto, la politica. E, a rispondere, è il sindaco Sala:“Il punto è misurare le persone. Misuratemi da ciò che si fa. Ai politici si deve chiedere di firmare Codici di condotta che impegnano i comportamenti e che, qualora siano violati, implichino le dimissioni.” La forza politica chiamata in causa pare essere la Lega, storicamente dominante in Lombardia da alcuni decenni.