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di Antonio Del Furbo

Mi permetta di dissentire sul suo provvedimento signor giudice. Mi permetta di dissentire fortemente. Il papà di Stefano, una delle vittime della tragedia dell’hotel Rigopiano di Farindola, a cui lei ha notificato una condanna a quattro mesi di reclusione, non può essere processato. Non si può condannare un uomo che attende ancora giustizia per la morte di suo figlio da quella stessa giustizia che lei rappresenta. Lei, signor giudice, ‘ministro del giusto in terra’, eleva la sua condanna ad Alessio Feniello per essersi introdotto nell’area dell’hotel sottoposta a sequestro perché aveva la necessità, in cuor suo, di portare un mazzo di fiori al figlio scomparso. Un regalo, un tenero dono che un padre voleva dare a quel giovane 28enne della provincia di Salerno scomparso sotto una valanga nel gennaio del 2017. Lei oggi, signor giudice, firma una condanna penale a un genitore disperato con la colpa di essersi introdotto “abusivamente e permanendovi nonostante ripetute diffide e inviti a uscirne rivoltigli da appartenenti alle forze dell’ordine addetti alla vigilanza del sito”.

Lei, signor giudice, non condanna, però, a mio nome.



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