La donna era finita al Pronto soccorso per un pugno in faccia. “Vistoso ematoma con rigonfiamento dell’arcata sopraccigliare” scrivono i medici dell’Umberto I di Roma. La donna è la moglie di un giudice.
Una storia, questa, che non è bastata a convincere i giudici del Consiglio superiore della magistratura a trasferire Mario Fresa, sostituto procuratore generale della Cassazione, bocciando il suo trasferimento per incompatibilità ambientale. In 9 votano per la bocciatura, 8 per il trasferimento e altri 8 del plenum si astengono. Nino Di Matteo, icona della lotta alla grande criminalità, punta il dito contro l’ipocrisia della corporazione: “Questa storia è stata archiviata sul lato penale ma i pm di Roma non dicono che i fatti non siano avvenuti”.
La donna picchiata e spedita in ospedale
La donna raggiunge il commissariato di San Vescovio il 10 marzo 2020 e denuncia il consorte per maltrattamenti e lesioni. Poi arrivano i camici bianchi che la visitano e notano “il vistoso ematoma con rigonfiamento”. La prognosi è di sette giorni.
Si viene a sapere che c’è un altro episodio, precedente, che era sfuggito ai radar della giustizia. La signora aveva subito altre umiliazioni dal consorte che le rinfacciava la perdita del fascino e lo sfiorire della bellezza.
Parte l’indagine ma finisce in nulla per una serie di fattori: non vengono dimostrati i maltrattamenti che presuppongono un comportamento abituale e alla fine lei ritira anche la denuncia. Anzi, ridimensiona quel che è accaduto.
L’aggressore si difende parlando di una scenata di gelosia e di una colluttazione degenerata per sbaglio. Fresa non è una toga nelle retrovie. La procura della capitale invece frena, anzi archivia e, come sostiene Di Matteo, se la cava con un “tecnicismo”: si ferma senza entrare nel merito. Ci sarebbe poi l’indagine disciplinare, ma a quanto è dato sapere la procura generale della Cassazione, ovvero lo stesso ufficio in cui lavora Fresa, non ha ancora deciso se procedere o no. E arriva un altro mistero italiano, perché Giuseppe Creazzo, procuratore di Firenze, è sotto procedimento disciplinare per aver molestato una collega in ascensore. Però non ci sono denunce o referti medici, come per Fresa, ma solo le chat di Palamara, ritenute però più che sufficienti per portarlo davanti al tribunale di Palazzo dei Marescialli.
Ma la giustizia ha molte frecce: ecco il fascicolo per trasferimento che arriva al plenum addirittura segregato: Di Matteo riesce a rendere pubblica l’udienza e insiste sulla delicatezza della questione: «La procura generale è un organo importantissimo e fra l’altro esercita l’azione disciplinare, ma la reputazione dell’ufficio è stata macchiata e per questo dobbiamo mandare un segnale, spostando Fresa».
Il Csm dà atto che Fresa non seguirà più i procedimenti disciplinari e nemmeno si interesserà delle controversie di famiglia.
Chi è il giudice Mario Fresa?
La storia del magistrato Mario Fresa e della moglie Sarah Urbanetz è divenuta di pubblico dominio collegata a una querela della donna. Dalla denuncia della moglie emerge un Fresa tutt’altro che timido. Infatti a scatenare la gelosia della consorte e il successivo litigio sarebbero state le scappatelle del cinquantottenne magistrato.
E l’ ultima conquista sarebbe tal Marcela Magalhaes, una splendida trentaseienne carioca che lavora all’ambasciata brasiliana di Roma. È la stessa Sarah a raccontare ai poliziotti che dopo il matrimonio religioso con il magistrato, avvenuto il 9 settembre scorso, la Magalhaes, “una sua collega” (le due hanno lavorato insieme presso l’ ambasciata brasiliana) le avrebbe inviato, via messaggio, foto e chat della stessa Marcela e di Mario “dalle quali si evinceva chiaramente il rapporto esistente tra loro”.
Nonostante tutto Sarah avrebbe proseguito la sua relazione e a novembre avrebbe accompagnato a Firenze il marito, in Toscana per motivi di lavoro. Sempre nella denuncia la brasiliana racconta che una sera, in un hotel fiorentino, aveva voluto “sorprendere” il marito “con i progressi fatti grazie alla dieta” e per questo aveva indossato “un completino intimo per l’ occasione”.
Ma di fronte a quell’iniziativa, il pm si sarebbe irrigidito:
“Che sei una mignotta? Che ti metti in competizione con Marcela?”.
La reazione sarebbe andata oltre le parole, già sgradevoli:
“Mi stringeva il braccio sinistro finendo per procurarmi un vistoso ematoma e mi buttava sul letto continuando a gridare: ‘Che vuoi metterti in competizione con Marcela?’ e io gli urlavo di smetterla gridando ‘Aiuto! Aiuto!’. A quel punto si allontanava e usciva dalla camera d’ albergo”.
Anche il 10 marzo la coppia avrebbe litigato per colpa di Marcela. Ecco che cosa ha fatto mettere a verbale Sarah:
“Durante la lite, Mario mi ha sferrato un pugno all’altezza della tempia destra cagionandomi un vistoso ematoma con rigonfiamento all’ altezza dell’arcata sopraccigliare”.
Sentendo le urla di dolore sarebbe accorsa la tata che avrebbe detto alla Urbanetz: “Così finisce che ti ammazza”. All’apice della tensione, Fresa avrebbe ritirato fuori dal cilindro l’amante: “Adesso vado da Marcela, la donna che amo veramente”.
E c’è anche un altro dettaglio nella denuncia evidenziato da La Verità:
“All’ inizio del luglio scorso per il problema del peso, sempre spinta da mio marito, andai in cura per due settimane in una clinica a San Marino chiamata Mességué e venivo a conoscenza che durante questo periodo lui aveva diversi incontri con altre donne”.
MARIO FRESA
A quanto pare l’indagato per farsi perdonare dalla moglie userebbe una tecnica, come svela la compagna:
“Dopo aver litigato Mario mi chiede di far pace facendo l’amore. Nei casi in cui mi rifiuto lui è solito masturbarsi davanti a me”.